Buongiorno. Oggi, come capiterà anche altre volte a maggio, verranno pubblicati due post (credo un girono di averne addirittura tre da postare!): il primo romanzo di cui vi parlo è Caffè Voltaire, una delle letture più divertenti e meno scontate, degli ultimi mesi. Tra illuministi francesi e politica italiana, vi lascio la mia opinione su quest'opera.
AUTORE: Laura Campiglio
COLLANA: Libri Mondadori
PREZZO (CARTACEO): 18,00€
PREZZO (EBOOK): 9,99€
TRAMA: Svoltati i trentacinque, Anna Naldini ha la sensazione di ritrovarsi dalla parte sbagliata della trentina: quella in cui la sbornia diventa dura da smaltire, ma soprattutto quella in cui dai progetti è ora di passare ai bilanci. Ma c'è di peggio. Nel giorno del suo compleanno perde la più importante tra le otto collaborazioni precarie di cui si fregiava il suo barocco curriculum: il lavoro di reporter per "La Locomotiva", il quotidiano di sinistra per antonomasia. Non si scoraggia, e dopo la sbronza di rito è pronta a rimettersi in gioco dal tavolino del Caffè Voltaire, il suo bar di riferimento. Sarà il giornale più a destra del paese, "I Probi Viri", a proporle di seguire una campagna elettorale che si preannuncia agguerritissima dopo l'improvvisa caduta del governo. Perfetto, se non fosse che "La Locomotiva" la richiama: ad Anna non resta che celarsi dietro due pseudonimi - Voltaire e Rousseau - e gettarsi nell'agone politico, prestandosi a un doppio gioco in cui vero e falso si confondono sempre di più. Nell'epoca della post-verità, si può scrivere tutto e il contrario di tutto sperando di uscirne indenni? Tra slogan elettorali, scorrettezze di bassa lega e fake news (con l'aggravante di un inatteso incontro romantico), Anna si renderà conto che fare la cosa giusta non è facile come sembra. E pensare che tutto è iniziato con un innocuo motivetto francese sugli illuministi, Voltaire e Rousseau appunto, che il nonno Pietro da Lomello, un vecchio saggio pragmatico e ironico, le cantava quand'era piccola...
Je suis tombé par terre, C'est la faute à Voltaire,
Le nez dans le ruisseau, C'est la faute à... Rousseau
In
politica spesso la realtà supera la fantasia.
Chissà
cosa ne avrebbe pensato Laura Campiglio, autrice di questo romanzo, nel vedere
tutti i deliri, i memes e le parodie sorti attorno al modo in cui la politica
ha affrontato l'emergenza legata alla pandemia da Coronavirus.
Magari
questi aspetti potrebbero essere trattati in un seguito o uno spin off di Caffè
Voltaire che, per inciso, è stato uno dei libri che più mi ha divertito in
questo triste inizio di 2020, ma che, essendo pubblicato da poco, non ha potuto
contare sugli interessanti spunti che la politica ha fornito negli ultimi
tempi.
Caffè
Voltaire è un romanzo, con un pizzico di romance e una bella storia di amicizia
al femminile, che tratta però principalmente un tema di cui i romanzi di
narrativa leggera si occupano poco: la politica italiana. E lo fa con toni
ironici e sagaci, riflettendo, seppur usando nomi fittizi, sui principali
partiti ed esponenti della scena politica degli ultimi mesi, pur raccontando
eventi che, si spera, siano frutto solo della fantasia della Campiglio.
Tutta
la vicenda ruota intorno ad Anna Naldini, trentacinque anni, giornalista che,
per colpa di un'intersezione tra gli otto lavori precari che porta avanti per
mantenersi perde il più prestigioso, la collaborazione con la rivista di ultra
sinistra "La Locomotiva". Da qui l'esigenza di trovare un nuovo
lavoro: se all'inizio le cose arrancano, basta l'annuncio di nuove elezioni
politiche per procurare ad Anna due occupazioni antitetiche. Riuscirà la
protagonista a scrivere di politica per un giornale di estrema destra ed uno di
estrema sinistra, allo stesso tempo, dietro l'uso di due pseudonimi ispirati
agli illuministi, senza farsi scoprire?
Le
vicende sono molto divertenti e, sebbene molti eventi raccontati nel romanzo
siano decisamente fantasiosi, dietro la maggior parte dei personaggi c'è un
corrispettivo reale, e basta anche solo pensare al politico nascosto dietro il
suo alter ego fittizio per rendere la storia molto più pungente di quanto
sembri.
L'autrice
scrive in modo coerente con il genere del romanzo e riesce a tener bene le
redini della storia e, se non bastasse la trama politica, ugualmente divertenti
sono le sottotrame dedicate alle due amiche della protagonista, Federica,
attivista di sinistra soprannominata il Che, e Jacaranda, pittoresca e
vulcanica moglie di un ricco cardiochirurgo.
In
realtà, i personaggi del libro non sono molti ma, grazie anche all'uso sapiente
della caricatura e dell'esagerazione, entrano subito nel cuore del lettore: ci
sono Arno Mazzesi e Berta Azzopardi, i due direttori dei giornali per cui
lavora Anna, il primo esageratamente di sinistra, la seconda esageratamente di
destra, e anche Pietro, il nonno della protagonista, appassionato di opera
lirica ed... esageratamente adorabile.
L'unico
a non lasciare il segno, almeno a mio avviso, è invece il cosiddetto "love
interest" della protagonista. Infatti, ho trovato forse l'aspetto romance
un po' troppo sacrificato rispetto al resto della trama: nonostante l'autrice,
infatti, rimarchi più volte quanto Anna sia single con un matrimonio finito alle
spalle, e dedichi abbastanza pagine alla vita sentimentale delle sue amiche, ho
trovato il rapporto tra la protagonista e il suo interesse amoroso decisamente
risicato.
Capisco
che questo non sia un romance ma, come spesso ripeto, non è obbligatorio inserire
la storia d'amore in ogni romanzo di narrativa contemporanea e, a mio avviso,
Caffè Voltaire avrebbe funzionato anche senza.
In
ogni caso, Caffè Voltaire è comunque uno dei romanzi che più mi hanno divertito
degli ultimi tempi e dunque la mia valutazione non può non essere positiva:
quattro stelline.
Nonostante
sia una lettura leggera che si legge in fretta sono rimasta comunque colpita
dalla storia e dalle capacità dell'autrice e spero di poter leggere altro di
suo in futuro.
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