mercoledì 20 maggio 2020

Review Party: La Grazia dei Re - Ken Liu

Buongiorno. Ieri è stata la giornata dei titoloni targati OscarVault: dopo Falce di Neal Shusterman ora vi parlo di un fantasy totalmente diverso e molto affine, a mio avviso, al Trono di Spade (cosa strana perché l'opera di Martin non è mai stata citata per promuovere questo lavoro).
Signori e signore, ecco a voi La grazia dei re di Ken Liu!


TITOLO: La Grazia dei Re
AUTORE: Ken Liu
COLLANA: Oscar Vault
PREZZO (CARTACEO): 24,00€
PREZZO (EBOOK): 12,99€ 
TRAMA: L'Imperatore Mapidéré è stato il primo a unire i diversi regni dell'arcipelago di Dara sotto il dominio della sua isola d'origine, Xana. Dopo ventitré anni, tuttavia, l'Impero di Xana mostra segni di debolezza. Mapidéré è sul letto di morte, i suoi consiglieri complottano mirando ciascuno al proprio interesse, persino gli dèi sembrano adirati. Come se non bastasse, decenni di crudeli angherie e di dispotico potere hanno fatto sì che la popolazione non abbia nulla da perdere da una rivolta, ma molto da guadagnare.
È questo il mondo in cui vivono Kuni Garu, un affascinante perditempo poco propenso alla vita onesta, e Mata Zyndu, l'impavido figlio di un duca deposto, discendente di una nobile stirpe particolarmente colpita dalla ferocia di Mapidéré, che ha giurato di vendicarsi. Sembrano l'uno l'opposto dell'altro, ma durante la ribellione contro il potere imperiale i loro sentieri si incrociano in modo imprevedibile: diventano amici inseparabili, fratelli, e insieme combattono contro immensi eserciti, serici vascelli volanti, libri magici e divinità dalle forme mutevoli. Ma una volta che l'imperatore è stato rovesciato, Kuni e Mata si trovano a capeggiare fazioni rivali, con idee molto diverse su come si dovrebbe guidare il mondo, e su cosa sia la giustizia.



La grazia dei re di Ken Lu è un romanzo complesso e molto difficile da valutare, nonché uno dei pochi per cui il paragone con Il trono di spade di George R.R. Martin non è poi così azzardato.
Entrambe sono opere molto complesse, in cui l'elemento fantasy, almeno nei rispettivi primi volumi, è dato più dall'ambientazione che dall'uso effettivo di una qualche forma di magia (nonostante la situazione possa cambiare nei libri successivi) e in cui è in scena un cast foltissimo di personaggi principali e secondari.
Se l'ispirazione alla base de Il trono di spade è l'Inghilterra medioevale, l'ambientazione della La grazie dei re è molto più esotica, basata sui grandi Imperi e gli Stati Insulari dell'Estremo Oriente. Ciò da un lato si traduce in un continuo senso di meraviglia da parte del lettore occidentale e dall'altro, almeno per la prima metà del libro, in una... grande confusione.
Ecco, l'unico ma grande problema che ho avuto con La grazia dei re è che ho fatto molta fatica ad entrare in sintonia con questo romanzo.
Il primo ostacolo sono stati loro, i personaggi: mi ci sono volute duecento pagine per orientarmi tra i vari nomi, tutti molto strani e simili fra loro, e per capire chi fosse chi, e chi facesse cosa, e il grande via vai che coinvolge non solo le comparse ma anche alcuni dei co-protagonisti non ha sicuramente favorito la memorizzazione (basti pensare che uno dei personaggi fondamentali per la storia appare oltre la metà del libro).
In questo turbinio di nomi assurdi e personaggi ancora più assurdi ci sono stati due fermi nella narrazione, che corrispondono ai due protagonisti assoluti del romanzo: Kuni Garu e Mata Zyndu. Essi sono diversi come il giorno e la notte: il primo è di umili origini, è un ottimo oratore e imbroglione, ma ha un cuore grande e una vena compassionevole, il secondo proviene da una nobile famiglia decaduta, è un formidabile guerriero e antepone i valori militari a tutto il resto.


Fan Art di Kuni e Jia (@victoriaying)

Il loro rapporto, sospeso tra amicizia e conflitto, è il fil rouge che lega le varie parti de La grazia dei re, la cui storia ricopre un arco temporale di più dieci anni e include numerosi tradimenti, assassini e grandi battaglie campali.
Ecco quindi un altro punto che ha reso difficile questa lettura: accadono un mucchio di cose.
Il libro conta seicento pagine, quindi di per sé è un discreto mattone, ma in pratica è come se ne avesse milleduecento: succede di tutto, in continuazione, e con pochi momenti di pausa, tra un complotto e una battaglia. Per altro l'autore per dare ai capitoli un minimo di ordine, invece di adottare il criterio del punto di vista del personaggio (quello che usa Martin nella sua saga, per intenderci), sceglie un metodo spazio-temporale: così facendo ogni capitolo contiene il punto di vista di più personaggi, talvolta impegnati su fronti diversi fra loro.
Insomma, tra i nomi impronunciabili, i continui salti da un territorio all'altro (e da un personaggio all'altro), e la moltitudine di eventi narrati, ho fatto fatica a tenere il filo della storia.
Ma una volta che ho preso confidenza con lo stile dell'autore e il suo modo di intendere la storia ho finalmente iniziato ad apprezzare La grazia dei re per quello che è: un ottimo romanzo fantasy.
Lo dimostra anche l'abilità di scrittura dell'autore, che non solo non ha paura di descrivere esplicitamente scene di battaglia (anzi, ve ne saranno diverse in tutto il romanzo) ma ha dimostrato di sapere alternare uno stile crudo e vivido insieme a citazioni pregne di poesia, come quelle relative al Dente di Leone, una pianta che non solo copre un ruolo cruciale nel romanzo, ma che da anche il nome all'intera saga.
Quindi? La mia valutazione, almeno per questo primo volume, è di tre stelline e mezzo, ma non escludo che, per il secondo libro della serie, possa essere più alta.
Lo dico e non lo nego: La grazia dei re non è un romanzo per tutti.
Potrebbe risultare noioso, eccessivamente lungo e dalle vicende troppo arzigogolate. Tuttavia, se avete già confidenza con opere dello stesso genere, e sentite che la storia, con tutti i suoi pregi e i suoi difetti, possa fare al caso vostro, allora fidatevi e regalatevi La grazia dei re. Non ve ne pentirete (e poi l'edizione cartacea curata da Oscar Vault è stupenda, al pari di quelle di Nevernight, tanto celebrate anche all'estero).


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