giovedì 30 settembre 2021

Review Party: Il filo avvelenato - Laura Purcell

Il secondo libro di cui vi parlo oggi è un altro romanzo storico, ambientato però nell'Inghilterra dell'Ottocento, e con una piccola componente fantastica: parlo de Il filo avvelenato di Laura Purcell, edito Oscar Vault

TITOLO: Il filo avvelenato 
AUTORE: Laura Purcell 
COLLANA: Oscar Fabula  
PREZZO (CARTACEO): 20,00€
PREZZO (EBOOK): 9,99€
TRAMA: Gran Bretagna, prima metà dell'Ottocento. Dorothea Truelove è giovane, bella e ricca. Ruth Butterham è giovane, ma povera e consumata da un segreto oscuro e terribile. Un segreto che rischia di condurla alla forca. I loro destini si incrociano alla Oakgate Prison, dove Ruth è rinchiusa in attesa di processo per omicidio e dove Dorothea si dedica ad attività caritatevoli; soprattutto, qui la ragazza trova il luogo ideale per mettere alla prova le neonate teorie della frenologia – secondo cui la forma del cranio di una persona spiega i suoi peggiori crimini – che tanto la appassionano. L'incontro con Ruth fa però sorgere in lei nuovi dubbi, che nessuna scienza è in grado di risolvere: è davvero possibile uccidere una persona usando solo ago e filo? La storia che la prigioniera ha da raccontare – una storia di amarezze e tradimenti, di abiti belli da morire – scuoterà la fede di Dorothea nella razionalità e nel potere della redenzione. Per tutti gli amanti della letteratura gotica, un racconto da brivido dedicato al male celato dietro il volto dell'innocenza.


Può una persona uccidere solo usando ago e filo? 
Ruth è convinta di sì, Dorothea invece è scettica, ma non può fare a meno di essere affascinata dallo strano racconto della ragazza, al punto da scardinare tutte le sue certezze, sia scientifiche che morali.
Ruth Butterham ha davvero provocato la morte della sua padrona tramite i suoi ricami?
Il filo avvelenato è stato una sorpresa. Non avevo chissà quali aspettative, e forse è per questo che quest'opera di Laura Purcell è riuscita a sorprendermi,
Gli amanti dei fantasy "duri e puri" però rimarranno inevitabilmente delusi: in Il filo avvelenato, infatti, la magia non è altro che un dubbio che si insinua nella mente della protagonista, Dorothea Truelove, una ricca ragazza inglese del XIX secolo con la passione per la frenologia, ovvero la dottrina per cui è possibile identificare le pulsioni di un uomo, incluse quelle criminali, studiandone la forma del cranio. Dorothea è convinta che studiando le teste dei criminali possa essere possibile prevenire i reati ma, quando incontra Ruth, le sue convinzioni iniziano a vacillare.
Ruth ha sedici anni ed è stata condannata a morte per aver ucciso la sua padrona. 
Ruth non è come nessuna delle criminali che Dorothea ha incontrato: non è preda delle proprie pulsioni e non sembra essere pericolosa, almeno in apparenza. Così, quando la giovane detenuta inizia a raccontare di aver ucciso, seppur non volontariamente, diverse persone, Dorothea non può fare a meno di ascoltarla e di indagare sulla sua versione dei fatti. 
Il filo avvelenato ha una doppia narrazione: due punti di vista e due piani temporali distinti. 
Nel presente seguiamo Dorothea, che racconta la sua vita, orfana di madre e con un padre che non vede l'ora di maritarla e di risposarsi con una vedova che sembra puntare solo ai suoi soldi, e le sue indagini nei confronti di una ragazza che è stata capace di mettere in crisi tutti i suoi valori. 
Nel passato invece seguiamo Ruth e la sua discesa agli inferi. La giovane infatti non ha avuto una vita facile: dopo aver assistito al tracollo della propria famiglia, viene venduta dalla madre alle Meytard, madre e figlia, proprietarie di un rinomata sartoria dove maltrattano le loro dipendenti, giovani donne sole e abbandonate al loro destino. 
L'intreccio de Il filo avvelenato non ha nulla da invidiare a un romanzo giallo. La storia infatti gioca molto sul detto e sul non detto: fin dalle prime pagine conosciamo che la vicenda finirà in tragedia, ma un conto è saperlo, un conto è sentire il racconto dalle labbra di Ruth. E il dubbio inizia a farsi largo nella mente di Dorothea, e in quella del lettore: e se Ruth fosse innocente! 
In quasi tutti i romanzi in prima persona, l'accento viene posto sul narratore, e Il filo avvelenato non fa eccezione. I personaggi meglio approfonditi sono infatti le due protagoniste, così diverse fra loro, eppure così simili, legate da un lato oscuro che entrambe vorrebbero reprimere e che alla fine saranno costrette ad accettare. Tra i personaggi secondari emergono le figure della signora Meytard e del padre di Dorothea, che se,brano uscite dritte dritte da un romanzo d'appendice del XIX secolo. Dopotutto, le comparse in questo libro non sono altro che parte di un racconto a due voci, quelle delle due protagoniste. 
Lo stile è coinvolgente. Il filo avvelenato fonde la raffinatezza di un romanzo storico con il ritmo narrativo accattivante ed intrigante di un thriller. L'elemento fantastico è quasi inesistente, più una suggestione che un vero e proprio intervento soprannaturale. 
La scrittura della Purcell, inoltre, è scorrevole e raffinata, così come, in un certo senso, è raffinato il contenuto del romanzo, considerato che Ruth passa il suo tempo tra stoffe e tessuti, mentre Dorothea è una ragazza di buona famiglia. Tutto il romanzo ha un livello superiore alla media, ed è, a mio avviso, consigliabile anche agli amanti dei gialli e dei romanI storici.
Inoltre Il filo avvelenato è un romanzo autoconclusivo, con un finale geniale che calza a pennello con la storia. Cosa volere di più? 
In conclusione la mia valutazione è di quattro stelline e mezzo. Il filo avvelenato è, seppur meno pubblicizzato, una delle migliori uscite Oscar Vault degli ultimi mesi. È un romanzo insolito, raffinato e coinvolgente che, sono sicura, conquisterà parecchi lettori. 


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