Buondì. Oggi si conclude il blogtour con la recensione de L'Isola del Santuario di Licia Troisi. Mi sento un po' pecora nera: in giro leggo che molti hanno preferito i primi due volumi della serie, mentre invece io ho amato di più quest'ultimo. Leggere la recensione per credere! (Alla fine troverete anche le mie opinioni spoiler sul finale, opportunamente mascherate in modo da evitare qualsiasi problema... leggete a vostro rischio e pericolo!)
TITOLO: L'Isola del Santuario
AUTORE: Licia Troisi
PREZZO (CARTACEO): 19,90€
PREZZO (EBOOK): 9,99€
TRAMA: Myra è stata la guerriera prediletta di Acrab,
condottiero e inventore. Lui l’ha cresciuta, è stato il suo mentore, il suo
protettore… e l’assassino di suo padre.
Acrab vuole conquistare il Dominio delle Lacrime,
abbattendone i regni grazie al suo esercito di reietti e alle sue invenzioni,
capaci di distruggere intere città. È disposto a tutto pur di riuscire a
imporre la sua giustizia, anche a usare gli elementali come combustibile per le
sue macchine mortali. E Myra è l’arma finale per la sua conquista. Deve
trovarla per catturarla e piegarla ai suoi scopi. Ma qualcosa lo frena, l’amore
che prova per lei, e che rischia di portarlo alla rovina. Myra vuole ridare l’equilibrio al mondo, liberando
gli elementali dalla schiavitù dei maghi Camminanti, riportando pace e armonia.
Per lei Acrab è il nemico da fermare e uccidere, ma ogni volta che si è trovata
di fronte a lui non è stata capace di resistere alle sue parole. Alle sue carezze… Adesso, la loro guerra sta arrivando alle battute
finali. Mentre Acrab con la sua fortezza volante sta abbattendo gli eserciti
nemici e si avvicina alla vittoria finale, Myra ha scoperto il luogo dove i
suoi poteri si riveleranno nella loro pienezza. L’isola di Kathernesos, uno dei
luoghi dove le energie dei Primi sono ancora presenti, dove la magia della Luce
è ancora attiva. Ma dovrà arrivarci prima che i soldati di Acrab la fermino, e
prima che la nuova vita che sta crescendo dentro di lei le prosciughi tutte le
forze…
ATTENZIONE SPOILER
Potere di una
trama! Ho letto le Lame di Myra ancora qualche tempo fa e mi era piaciuto,
sebbene non mi avesse esaltato. Allora forse lo avevo trovato un po' simile
agli altri romanzi di Licia Troisi, saga del Mondo Emerso in primis, e sebbene
si tratti comunque di serie che mi erano piaciute molto, e con cui ero
cresciuta, avevo forse bisogno di qualcosa di diverso, di più adulto.
Ma poi ho deciso di dare una possibilità alla Saga del
Dominio: ho recuperato per conto mio Il Fuoco di Acrab e ho contato i giorni
che mi separavano dall'uscita di questo ultimo volume, la cui trama, pubblicata
all'inizio di ottobre, mi aveva colpito in maniera del tutto inaspettata.
L'Isola del Santuario si concentra su due temi principali, il
viaggio, e la maternità, che è un argomento piuttosto insolito per un romanzo
del genere. La protagonista infatti si ritrova divisa tra il suo destino di
Liberatore, che la costringe a intraprendere un viaggio verso l'estremo nord
per portare a compimento il suo destino, e una gravidanza tanto inaspettata
quanto difficile, che le toglie energie ma che in fondo non le impedisce di
essere la stessa guerriera che abbiamo conosciuto nei due precedenti volumi.
Myra si allontana abbastanza dal classico prototipo dell'eroina senza macchia
né paura: un po' per il carattere, scontroso e oserei dire anche un po'
burbero, che la rende non sempre simpatica ma quantomeno più umana ed
imperfetta, un po' per le sue fragilità.
Per quanto riguarda Acrab devo dire che ancora una volta si
conferma il mio personaggio preferito della trilogia: non completamente buono,
non completamente malvagio, in questo libro continua il percorso iniziato nel
secondo volume della serie, in cui l'amore per Myra è sfociato in
un'ossessione, che per quanto insana e distruttiva, mi ha tenuta incollata alle
pagine. Mi è piaciuto in questo caso come elementi introdotti nel Fuoco di Acrab vengono costantemente richiamati: il personaggio di Acrab cambia, è vero, ma si tratta comunque di un cambiamento nelle corde con tutto ciò che ci viene detto del suo passato.
Una menzione speciale va fatta al personaggio di Marjane, che
rappresenta forse uno dei migliori personaggi mai creati Licia Troisi: se nel
primo volume era una ragazzina attaccata alle costole di Myra, con una personalità
non troppo definita (e che nemmeno mi stava troppo simpatica), negli ultimi due
libri della trilogia invece cresce tantissimo, sviluppando una propria
caratterizzazione e soprattutto dimostrando che non serve essere predestinate
da antiche profezie, o appartenenti a razze speciali per essere eroine della
propria storia.
Lo stile dell'autrice è semplice e scorrevole: il romanzo mi
ha preso fin dalle prime pagine e ci ho messo pochissimo a finirlo, complice il
fatto che in questo caso la trama rientrava veramente nelle mie corde. Un unica
pecca è forse dovuta alla lunghezza: in generale non ho problemi né coi
mattoni, né con i romanzi più corti, ma in questo caso mi è sembrato che il
ritmo del romanzo, e in generale la parte finale, fosse veramente accelerata.
In conclusione la mia valutazione è di quattro stelline, con
una mezza stellina in più aggiunta "di pancia". Sicuramente L'isola
del santuario è il libro migliore della Saga del Dominio, ed è riuscito a
riaccendere in me l'attenzione per questa autrice.
Tra l'altro il Dominio è un'ambientazione davvero originale e
ben fatta e spero, prima o poi, di poter leggere una nuova serie ambientata in
questi mondo.
ATTENZIONE SPOILER
Sottolineare il testo con il cursore del mouse per leggerlo
Quando ho letto le Lame di Myra il mio primo pensiero è stato
"tiferò per la coppia Myra e Acrab,
ma tanto so che finirà a tarallucci e vino tra Myra e Kyllen". E
invece no, Licia mi ha stupito. Mi aveva già stupito nel finale del secondo,
con la morte di Kyllen che mai mi sarei aspettata, ma anche in questo libro non
si scherza (ed è uno dei motivi per cui ho amato così tanto l'Isola del
santuario) a partire dalla gravidanza della protagonista, che cambia
completamente il corso del romanzo.
Comunque il finale (perché di questo parliamo) mi ha
sconvolta. Un po' in negativo, perché forse avrei desiderato qualche pagina in
più, soprattutto nel confronto finale tra i due protagonisti (insomma, già Myra
non la reggevo moltissimo neanche prima, però, cavoli, ti confrontando per
l'ultima volta con un uomo che nel bene e nel male è stato per te fondamentale
e gli dici due parole in croce, e l'unico accenno al bambino nato cinque minuti
prima è una frase fatta che non dice niente. Insomma avrei preferito più
pathos, più drammaticità più umanità *ma sono un po'
melomane io*) ma soprattutto in positivo perché non è il classico lieto
fine, e si vede che è stato studiato nei minimi dettagli, soprattutto per il
personaggio di Acrab, e il continuo ripetersi degli eventi della sua vita
Per ultimo, date il premio "mai una gioia" a Marjane di cui ho detto tutto il bene
possibile sopra, ma ancora mi sto chiedendo come diamine sia arrivata a
Kathernesos, e come diavolo se ne andrà da lì, visto che viene in pratica abbandonata con l'inverno che sopraggiunge (e neanche una scena dopo i titoli di coda che ci mostri il suo destino).
Comunque... Come ho detto sopra, spero di leggere altri libri
ambientati nel Dominio e di scoprire cosa ne è stato di Marjane, Acrab e di
Mirak.
Nessun commento:
Posta un commento