Buongiorno! Il giovedì è una giornata non delle migliori, soprattutto per un orario del cavolo all'università: tre ore di lezione nel bel mezzo del pomeriggio, con delle coincidenze orrende per i pendolari come me. Aiuto!
Oggi giornata di recensioni (è da un po' che non ne pubblico) di un libro letto un po' di tempo fa che mi ha deluso, e non poco. Un vero peccato, perché le premesse promettevano bene.
Oggi giornata di recensioni (è da un po' che non ne pubblico) di un libro letto un po' di tempo fa che mi ha deluso, e non poco. Un vero peccato, perché le premesse promettevano bene.
TITOLO: Per dieci minuti
AUTORE: Chiara Gamberale
COLLANA: Feltrinelli
PREZZO
(RILEGATO): 13,60 €
PREZZO
(EBOOK): 3,99€
TRAMA: Dieci minuti al giorno. Tutti i giorni. Per un mese. Dieci minuti per fare una cosa nuova, mai fatta prima. Dieci minuti fuori dai soliti schemi. Per smettere di avere paura. E tornare a vivere. Tutto quello con cui Chiara era abituata a identificare la sua vita non esiste più. Perché, a volte, capita. Capita che il tuo compagno di sempre ti abbandoni. Che tu debba lasciare la casa in cui sei cresciuto. Che il tuo lavoro venga affidato a un altro. Che cosa si fa, allora? Rudolf Steiner non ha dubbi: si gioca. Chiara non ha niente da perdere, e ci prova. Per un mese intero, ogni giorno, per almeno dieci minuti, decide di fare una cosa nuova, mai fatta prima. Lei che è incapace anche solo di avvicinarsi ai fornelli, cucina dei pancake, cammina di spalle per la città, balla l'hip-hop, ascolta i problemi di sua madre, consegna il cellulare a uno sconosciuto. Di dieci minuti in dieci minuti, arriva così ad accogliere realtà che non avrebbe mai immaginato e che la porteranno a scelte sorprendenti. Da cui ricominciare. Chiara Gamberale racconta quanto il cambiamento sia spaventoso, ma necessario. E dimostra come, un minuto per volta, sia possibile tornare a vivere.
Sarà
anche un romanzo non eccessivamente lungo (anzi, direi corto, visto che non
arriva nemmeno a duecento pagine), ma, Per Dieci Minuti di Chiara Gamberale è
stato comunque, a tratti, una lettura non proprio leggerissima.
Infatti,
le premesse per essere un buon romanzo c'erano tutte: è il
diario dell'autrice in un periodo non proprio facile della sua vita e per di più
si basa anche su un'idea originale, provare ogni giorno, per un mese, per dieci
minuti, qualcosa di diverso, che non si è mai provato prima. In effetti, la
parte legata a questo esperimento è stata sicuramente la migliore del
romanzo: si va dal divertimento, vedendo quanto Chiara sia imbranata in cose
che magari al lettore risultano naturali, all'immedesimazione nella
protagonista e ci si chiede "cosa farei io se fossi nella stessa
situazione?" Mi sono sentita coinvolta e questo è
sicuramente il miglior pregio del romanzo.
Tuttavia,
un grosso difetto mi ha impedito di apprezzare al meglio questo libro, e sto
parlando di qualcosa di veramente rilevante all'interno della struttura del
romanzo: lo stile dell'autrice. È il primo libro che leggo della
Gamberale, quindi lo metto in chiaro subito: non so se quello con cui è
stato scritto Per Dieci Minuti sia il suo modo di scrivere oppure uno stile
adattato al particolare contesto dell'opera.
Fatto
sta, che certe ripetizioni, certe espressioni, anche certe scelte hanno reso
particolarmente pesante una lettura che, in partenza, si prospettava leggera e
divertente.
Difatti
lo stile è semplice, troppo semplice, composto in maggioranza da
dialoghi botta e risposta, senza neanche un'introduzione, un avverbio, un
qualcosa, intervallati dalle riflessioni della protagonista, che, per tutto il
romanzo, ripete sempre le stesse cose fino alla nausea (del lettore). Per
quanto non impazzisca per gli stili troppo prolissi (quelli stile classico
dell'Ottocento, per intenderci) non vado neanche matta per quegli stili
telegramma che, nonostante la loro immediatezza, alla lunga finiscono per
stancare e rilevarsi più pesanti di quelli più
elaborati.
Tuttavia,
non si tratta complessivamente di un pessimo romanzo. Al contrario, per quanto
riguarda la storia, devo ammettere che mi è piaciuta. Generalmente ho apprezzato
l'evoluzione di Chiara, dalle ingenuità iniziali all'evoluzione finale, le
sue disavventure e tutte le cose nuove che sperimenta, ma il modo con cui
questi avvenimenti vengono raccontati, in cui la protagonista ripetutamente
lamenta la sua condizione, secondo me rovinano un libro che poteva essere molto
più di così.
Per
esempio, posso capire che la protagonista sta vivendo un momento difficile e
che soffre per questo, ma il lettore non è il terapeuta (tra l'altro anch'esso
personaggio del romanzo) e pertanto un eccessiva lagna del tono non fa altro
che annoiare il povero lettore, costretto a subire in un certo senso, l'egoismo
di cui Chiara parla nei primi capitoli.
Magari
una maggiore attenzione alla narrazione, ricordandosi che quello pubblicato non
è il semplice il diario di una terapia ma un romanzo
destinato ad un pubblico ampio (e non escludo che in realtà
il libro possa essere nato da una elaborazione del primo), non avrebbe
guastato.
Per
questo la mia valutazione si aggira sulle due stelline e mezzo: della serie,
buone potenzialità, ma si sarebbe potuto fare molto
meglio.
Bella recensione! Mi sono iscritta come lettore fisso, se hai voglia di ricambiare il link è:
RispondiEliminahttp://lalibreriadiluce.blogspot.it/
Grazie se lo farai ^_^
Ci farò un salto :)
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