Ciao a tutti. Oggi vi parlo di una specie in via di estinzione nel fantasy contemporaneo: uno standalone senza quasi romance! Peccato che The City of Stardust, romanzo d'esordio di Georgia Summers, abbia dei difetti grossolani che mi hanno impedito di godere al 100% della lettura.
The City of Stardust: la Maledizione degli Everly è il fantasy d'esordio di Georgia Summers che, nonostante sia riuscito a raggiungere traguardi ragguardevoli per una debut novel (é stato il libro incluso nella Fairyloot di gennaio 2024 ed è stato tradotto in diverse lingue tra cui l'italiano) è passato piuttosto in sordina sui social.
O almeno, io non ho sentito molto parlare in giro. Ed è un peccato, perché il romanzo ha delle premesse interessanti: innanzitutto tratta di maledizioni, divinità e mondi paralleli (un terzetto che sulla carta promette faville), poi è autoconclusivo (e di questi tempi, trovare un fantasy che non faccia parte di una serie è come vedere una volpe del deserto in Antartide), e ha una sottotrama romance senza alcuna scena spicy (e di questi tempi, è come vedere una volpe artica nel deserto del Sahara).
Tuttavia non è tutto oro quel che luccica.
Nonostante abbia trovato The City of Stardust un fantasy piuttosto originale, almeno rispetto alle mode dell'ultimo periodo, non posso non evidenziare alcuni difetti del romanzo che mi hanno impedito di apprezzare appieno la lettura.
La trama è tanto particolare quanto caotica. La madre di Violet Everly, Marianne, è scomparsa senza lasciare tracce, lasciando la bambina con gli zii Gabriel e Ambrose. Qualche tempo dopo, una donna misteriosa, Penelope, visita gli Everly reclamando per sé Violet in nome di un'antica maledizione. Ambrose si rifiuta e i due arrivano a un accordo: gli Everly hanno dieci anni di tempo per consegnarle Marianne, altrimenti Penelope si sarebbe presa la bambina e loro non avrebbero potuto fare niente per impedirglielo.
Violet viene così a conoscenza dell'esistenza di Fidelis, una dimensione separata dalla nostra in cui vivono gli studiosi, accademici in grado di viaggiare fra i diversi mondi utilizzando delle chiavi create con un materiale magico, la reveurite.
Non solo: sua madre, Marianne Everly, era una studiosa in grado di viaggiare fra i mondi, e per rintracciarla Violet avrà bisogno anche dell'aiuto di Alexander, il giovane e affascinante assistente di Penelope.
The City of Stardust è un romanzo che riesce a risultare affascinante e caotico al tempo stesso. In un mondo di fantasy tutti uguali, questo libro ci prova ad emergere dalla massa, con un worldbuilding almeno sulla carta originale, e una trama che si allontana dai trope oggi di moda sviluppando una storia più incentrata sull'avventura e la crescita personale che sul romance in sé.
Tuttavia, forse per mancanza di esperienza, Georgia Summers non riesce a sviluppare appieno queste premesse. L'ambientazione è particolare ma anche tanto, troppo, confusa: è comprensibile che l'autrice voglia mantenere un alone di mistero attorno a Fidelis e alla reveurite, e che questo romanzo in particolare giochi moltissimo sul ruolo delle storie e delle leggende, ma ogni tanto l'autrice esagera col "non detto", fino a tralasciare dettagli importanti per la comprensione della vicenda.
Anche i personaggi avrebbero potuto essere caratterizzati meglio. Non ho provato particolare empatia né per Violet, né per Aleksander, e nessuno dei due riesce ad emergere per una particolare caratteristica, sia essa positiva o negativa. Entrambi risultano scialbi, a tratti oscurati dai personaggi secondari, che magari sono pure descritti peggio, ma almeno appaiono più incisivi e finiscono per rubare loro la scena.
Lo stile del romanzo non è male: apprezzo i capitoli corti, ma la scelta della terza persona presente non si è rivelata vincente per questo tipo di storia (anche se devo ammettere che questo tipo di narrazione mi da meno fastidio quando leggo in inglese che in italiano, e che questo romanzo l'ho letto nell'edizione tradotta di HarperCollins Italia).
Anche il finale non mi è piaciuto. Senza fare troppi spoiler, non mi ha soddisfatto, non tanto per la conclusione in sé, ma per il modo in cui l'autrice, con la scusa del "mistero" ha lasciato aperte tante, troppe sottotrame (senza avere, almeno ad oggi, l'intenzione di chiuderle in eventuali seguiti o spin off). Capisco il non voler svelare tutto al lettore, il voler lasciare un'aura di mistero, ma il finale mi ha lasciato più spaesata che soddisfatta.
Dunque la mia valutazione è di tre stelline. The City of Stardust: la Maledizione degli Everly è un fantasy che sulla carta sa come distinguersi dalla massa, ma che, alla fine, non riesce a lasciare il segno e rimane sospeso a metà, una storia senza infamia né lode che avrebbe potuto essere di certo qualcosa di più.
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