Buonasera lettori!!! Passata una bella giornata? Oggi da noi il tempo è stato un po' pazzerello, ma sono andata al mare lo stesso (beccando anche un po' di pioggia...)
Il post di oggi è una recensione di un gran bel distopico, Legend di Marie Lu, che ho veramente apprezzato.
Quindi, buona lettura!
TITOLO: Legend
AUTORE: Marie Lu
COLLANA: Piemme Freeway
PREZZO
(RILEGATO): 16,50
PREZZO
(EBOOK): 6,99
TRAMA: Los Angeles, Stati Uniti. Il Nord America è spaccato in due
parti, la Repubblica e le Colonie, e la guerra sembra destinata a non finire
mai. A quindici anni, June è già una promessa della Repubblica. Nata in una
famiglia ricca e prestigiosa, oltre a una bella casa, un mucchio di soldi e la
possibilità di frequentare le scuole migliori, possiede anche un vero talento
nel cacciarsi nei guai e senza l’intervento di Metias, il fratello maggiore,
probabilmente qualcuna delle sue bravate all’accademia militare sarebbe già
finita male. Dalla morte dei genitori, Metias è l’unico su cui può contare,
almeno fino al giorno in cui viene ucciso in circostanze misteriose. Il primo
sospettato è Day, un ragazzo della stessa età di June, ma nato e cresciuto nei
bassifondi della Repubblica. Ed è anche il criminale più ricercato del paese.
Da quel giorno, June ha un unico desiderio: vendicare Metias. Ma per lei e Day
il destino ha altri piani.
Da quando Hunger Games è uscito,
sarà una mia impressione, ma sono aumentati sugli scaffali delle librerie i
cosiddetti distopici destinati ad un pubblico giovane (chissà, magari ero io a
non averli mai notati prima...)
In ogni caso non larlo di
"cloni di Hunger Games" perchétutti trattano storie diverse tra loro.
Tuttavia, come per ogni genere, esistono distopici fatti bene e distopici fatti
male. Sono diversi gli elementi che distinguono gli uni dagli altri, anche se
un background realizzato per il verso può già fare la differenza, insieme a un
protagonista convincente.
In Legend, con somma
soddisfazione, ho trovato tutti questi elementi e anche qualcosa in più... ed è
sempre piacevole scrivere recensioni positive, come in questo caso, specialmente
perché, nonostante le recensioni positive, nutrivo ancora qualche riserva su
questa serie.
Al contrario, molti degli elementi
che compongono questo libro mi hanno convinta in maniera particolare:
innanzitutto lo Stato Distopico in cui la storia è ambientata, in questo caso
chiamato semplicemente la Repubblica.
Questa Repubblica appare come uno
stato vivido e realistico, molto forte militarmente e ben organizzato, in
guerra perenne con le cosiddette Colonie. Però, nonostante tutto, l'autrice non
rivela molto sulla storia e le origini del paese e sulle Colonie e questo un
po' mi è dispiaciuto. Spero che sia perché questo è il primo volume di una
serie... Infatti, devo ancora iniziare a
leggere Prodigy e mi aspetto qualche spiegazione in più.
Tuttavia, la Repubblica è una
distopia completa, che assorbe le vite dei cittadini, cambiando profondamente
il loro modo di pensare, in particolare di quelli che appartengono alle classi
superiori e ricoprono ruoli di prestigio.
June, la protagonista, appartiene
a questa categoria: è cresciuta nella Repubblica, è stata addestrata dalla
Repubblica: in altre parole, la sua forma mentis è quella della Repubblica.
Nonostante questo, tuttavia, June non è schiava dello stato in cui vive: è una
ragazza dotata di una grande intelligenza, che le ha permesso di superare con
il punteggio massimo la "Prova", una sorta di esame a cui tutti i
bambini della Repubblica vengono sottoposti al compimento del decimo anno
d'età.
Inoltre, June gode di capacità
deduttive paragonabili a quelle di Sherlock Holmes (o di Hercule Poirot, perché
sono una grandissima fan di Agatha Christie), ed è anche simpatica. Insomma,
questa protagonista mi è piaciuta fin dalla prima pagina, e questo è importante
perché molte volte più il personaggio principale è "sopportabile",
più il romanzo risulta "godibile"; ovviamente non si tratta di una
regola assoluta, ma di un giudizio personale.
Tuttavia, June non è l'unica
protagonista. Difatti la particolarità di Legend (che lo distingue da diversi
distopici che ho letto) è il fatto che i narratori siano due, che raccontano le
vicende in prima persona, alternando il loro punto di vista.
Così, mentre June è la
protagonista femminile, Day è il protagonista maschile.
Mentre June lavora per la
Repubblica, Day è uno dei criminali più ricercati. I suoi crimini non sono mai
efferati, ma è il suo modo di umiliare lo stato che irrita i piani alti.
Così, dopo l'evento che si
incontra nei primi capitoli, June viene messa sulle tracce di Day. L'autrice
afferma di essersi ispirata alla "relazione" tra Jean Valjean e
l'ispettore Javert nei Miserabili, ma in realtà il loro rapporto andrà ben
oltre... Vi lascio immaginare!
In ogni caso, la caratterizzazione
di entrambi i protagonisti mi ha colpito: era talmente ben fatta che mi è
sembrato di conoscerli da sempre!
Accanto a loro si muovono diversi
comprimari: dal Comandante Jameson, che per metà libro credevo fosse un uomo e
invece era una donna, all'inquietante Thomas, che ancora non sono riuscita ad
inquadrare, a Tess, grande amica ed aiutante di Day.
In particolare, è molto importante
il ruolo che la famiglia svolge per entrambi i protagonisti, sia per June, il
cui fratello, Metias, anche da morto, funge sempre da punto di riferimento, sia
per Day che cerca in tutti i modi di proteggere la propria madre e i propri
fratelli.
Se poi non bastassero una buona
ambientazione e degli ottimi personaggi a convincere alla lettura... Non
mancano certo i misteri, che intrigano il lettore e lo inducono a comprare anche il volume successivo.
Chi sono i patrioti? Cosa sono le
Colonie? Cos'è il misterioso morbo che colpisce il paese? Marie Lu è avara di
risposte, nonostante già in questo volume riceviamo le prime rivelazioni.
Tuttavia una volta innescata la miccia, la mia curiosità diventa insaziabile e,
da questo punto di vista, Legend è stata una lettura molto intrigante!
In conclusione Legend è un'ottimo
inizio per una serie che promette molto. Ci sono tutti gli elementi per una
lettura coinvolgente e anche divertente (nonostante il libro non sia comico...
Quello che voglio dire è che può essere un ottimo passatempo).
Non sarà ancora un libro perfetto
in tutti i sensi, ma riconosco le sue ottime capacita e quindi le sue quattro
stelline e mezza se le merita. Continuando così, spero di poter dare il massimo
con Prodigy, che leggerò a breve (dopo aver terminato la pausa che di solito mi
auto-impongo tra un libro e l'altro di una stessa serie).