Buongiorno! Sono riuscita a cambiare le stelline di valutazione: ora abbiamo i girasoli (in accordo con la grafica). Torniamo alla rubrica del Giro del Mondo, che è da un po' che non la facciamo. Che dite? Oggi il nostro viaggio ci porta in Giappone, con un romanzo molto particolare di Banana Yoshimoto.
TITOLO: Delfini
AUTORE: Banana Yoshimoto
COLLANA: Canguri Feltrinelli
PREZZO (RILEGATO): 12,00€
PREZZO (EBOOK): 4,99€
TRAMA: Kimiko, giovane scrittrice di romanzi
d'amore, esce con Goro. Una sera, dopo una visita all'acquario di Tokio per
vedere i delfini, fanno l'amore, ma Kimiko capisce subito che la loro storia
non ha futuro; Goro convive infatti con un'altra donna, più grande di lui e
dalla quale non vuole separarsi. Kimiko decide allora di abbandonare Tokio per
trovare rifugio in un tempio vicino al mare, dove conosce Mami, ragazza dalle
doti soprannaturali. È da lei che viene a sapere di essere incinta. Le notti di
Kimiko, i suoi sogni, si popolano di delfini, meravigliose creature che
l'accompagnano, insieme ad Akane, la bambina che porta in grembo, verso un
futuro che non si era immaginata. Un romanzo molto intimo, quasi privato, che
apre una nuova area di esperienza emozionale del mondo di Banana Yoshimoto.
È difficile dare una recensione di
questo libro, limitarsi al "mi è piaciuto" o "non mi è
piaciuto" è assolutamente limitativo, anche perché non so esattamente se
questo libro mi sia effettivamente piaciuto o non piaciuto. È difficile
esprimere a parole cosa ho sentito durante la lettura di Delfini. Perché, può
apparire strano, ma una catena di parole messe in un certo ordine una dopo
l'altra, può comunicare qualcosa che va al di là del singolo significato delle
parole che formano la catena, che poi sarebbe la frase, il periodo, la storia.
Delfini è un romanzo particolare,
forse anche definibile strano. L'ho letto sentendo in bocca il sapore agrodolce
della cucina orientale, evidenziato dai continui riferimenti al cibo. Alcune parti
le ho lette velocemente, voltando con continuità le pagine, altre le ho
affrontate più lentamente, gustandomi ogni paragrafo lentamente, con calma.
Già la copertina ha un qualcosa di
poetico che attrae subito l'occhio. Lo sfondo così azzurro è molto bello, e le
sagome, nient'altro che ombre, che si stagliano di fronte hanno un che di
solenne e raffinato, e non fanno altro che esaltare il colore intenso della
copertina (perfino la scelta delle meduse non mi pare così azzardata, nonostante
non siano animali che piacciano molto e il romanzo, tra l'altro, si intitoli
Delfini).
Delfini è un libro inusuale anche
nella forma: non ha capitoli, solo 150 pagine circa di storia, divisa in
periodi separati tra loro da spazi bianchi. Non ha un ritmo di lettura uniforme:
alcune parti scorrono lente, placide, altre si divorano in un batter d'occhio.
Questa è una struttura che ben
riflette l'ambientazione del romanzo, il Giappone più poetico, tra templi e
scogliere che convivono con le grandi metropoli, come Tokyo, dove vive la
protagonista Kimiko.
Anche Kimiko riflette le
contraddizioni del romanzo: è un personaggio vivo, molto ben caratterizzato,
che racconta in prima persona la sua vicenda, ordinaria e speciale al tempo
stesso. Accanto a lei conosciamo molti altri personaggi: da Goro, il suo amante
all'amico senza nome che le presta la casa al mare, alle ragazze del tempo,
alla speciale Mami, a Yukiko. Sono personaggi talmente fini, delicati, che è
quasi impossibili odiarli (sto parlando in particolare di Yukiko, che, per
quanto non mi piacesse molto, non sono arrivata a quell'odio letterario che
provo invece per molti altri personaggi).
Mi è piaciuta molto Mami, ragazza
semplice dal passato difficile e dalle doti magiche. La sua spiegazione delle
sue capacità di veggente mi ha lasciato quasi stupita, tuttavia mi è piaciuta
molto nella sua verosimiglianza, nella ricerca di una qualche scientificità.
Adoro infatti quando l'elemento
magico o paranormale si insinua in maniera delicata nella storia, quasi per
paura di sconvolgerla troppo. In Delfini accade proprio questo: il paranormale,
in questo caso o sogni e la capacità di vedere cose che gli altri non vedono,
non è l'elemento principale del romanzo, ma è un qualcosa in più, che
arricchisce non solo la descrizione dei personaggi, ma anche la dimensione
spirituale della vicenda.
Difatti, una delle cose che mi
sono piaciute di più di questo romanzo è l'atmosfera: è quasi impossibile
descriverla, perché credo che il modo con cui percepiamo qualcosa sia
assolutamente soggettivo.
Nel mio caso ho percepito la
tranquillità del tempio, contrapposta alla vita cittadina, e la maturazione
interiore di Kimiko, uno straordinario percorso che viene portato a termine
nelle ultime pagine del romanzo. Ed è proprio quel momento, raccontato in
maniera delicatissima e poetica il giusto coronamento di una storia insolita e
per certi versi non valutabile.
Difatti, nonostante possa dare una
valutazione indicativa di quattro stelline, non è un giudizio che descrive in
maniera oggettiva Delfini. Alcune parti avrebbero meritato cinque stelline e
qualcosa anche in più, tanto mi hanno coinvolto ed emozionato, altre invece non
andrebbero al di là di tre stelline, e le avrei addirittura saltate a piè pari.
So solo, in fondo, che Delfini è
una di quelle letture che, al di là della recensione, ti entrano dentro, e sono
sicura che mi ricorderò di questo libro così particolare.