mercoledì 6 gennaio 2021

Recensione: Kingdom of the Wicked - Kerri Maniscalco

Ciao a tutti. Ritornano le recensioni e lo fanno con uno dei titoli che più ci hanno divertito degli ultimi mesi... ma non certo per i motivi voluti dell'autrice. Sto parlando del nuovo lavoro di Kerri Maniscalco, Kingdom of the Wicked, di cui è già stata annunciata la traduzione in italiano per Oscar Vault, e... non ho bisogno di aggiungere altro. E' tutto nella recensione. 


TITOLO: Kingdom of the Wicked 
AUTORE: Kerri Maniscalco
COLLANA: Hodder & Stoughton (UK) / Little Brown (US) 
PREZZO (CARTACEO): 15,00€ 
PREZZO (EBOOK): 7,50€
TRAMA [ENG]: Emilia and her twin sister Vittoria are streghe - witches who live secretly among humans, avoiding notice and persecution. One night, Vittoria misses dinner service at the family's renowned Sicilian restaurant. Emilia soon finds the body of her beloved twin . . . desecrated beyond belief. Devastated, Emilia sets out to find her sister's killer and to seek vengeance at any cost-even if it means using dark magic that's been long forbidden.
Then Emilia meets Wrath, one of the Wicked-princes of Hell she has been warned against in tales since she was a child. Wrath claims to be on Emilia's side, tasked by his master with solving the series of women's murders on the island. But when it comes to the Wicked, nothing is as it seems . . .


Nonostante abbia letto con piacere la serie di Stalking Jack the Ripper, fin dall'annuncio ho aspettato con ben più ansia la nuova trilogia di Kerri Maniscalco, di cui Kingdom of Wicked è il primo volume. 
La serie partiva da alcune premesse assolutamente interessanti, dai principi dell'inferno rappresentati come baldi figliuoli all'ambientazione italiana, anzi siciliana, ormai inconsueta in un panorama young adult dove vengono preferite le location americane o francesi (è questo il caso di Addie LaRue o Serpent and Dove). 
Tuttavia fin dai primi sneak peak diffusi dalla casa editrice, emergeva un limite di questo romanzo: la poca ricerca e la tendenza allo stereotipo. Dalla sorella della protagonista chiamata Victoria alla madre Nicola (nome femminile in Inghilterra e in altri paesi europei, ma certamente NON in Italia) fino alla famosa brezza oceanica in Sicilia e alla Sangria tanto amata dai personaggi, la prima versione della storia era piena di elementi pittoreschi, dubbi se non addirittura assurdi. 
Fortunatamente il romanzo è stato in parte rivisto, ma ciò non toglie che io, e buona parte del web italiano, abbiamo amato Kingdom of the Wicked... per i motivi sbagliati. 
Non fatevi strane illusioni: Kingdom of the Wicked è la quintessenza del guilty pleasure, tanto e, anzi, ancor più di Sulle tracce di Jack lo Squartatore. Dunque, nonostante avesse le carte in regola per dare vita a un'ottimo fantasy storico, l'autrice a un certo punto vira verso la versione letteraria di un cinepanettone, con tanto di stereotipi come la nonna, che può essere una strega potentissima ma che sarà sempre in cucina a sformare manicaretti per le nipoti, e il triangolo amoroso appena abbozzato tra la protagonista, il sexy demone e il sexy frate, per non parlare di alcune figure di contorno come il venditore ambulante di arancini (di nome Domenico Nucci Junior,   bullizzato dalla nonna per le sue origini toscane) o una certa Valentina Rossi (giuro!). 

Emilia (@monolimeart)

La trama è anche interessante: Emilia e sua sorella gemella, Vittoria, fanno parte di una delle più antiche famiglie di streghe che abitano la Sicilia. Quando un serial killer uccide Vittoria, Emilia giura che farà di tutto per scoprirne il colpevole, anche invocare uno dei Principi dell'Inferno, uno dei Demoni dai quali sua nonna l'ha sempre messa in guardia. Peccato che in questo libro tutti i Principi dell'Inferno abbiano l'aspetto di modelli di Dolce e Gabbana e che Wrath, per di più, provi un certo gusto a punzecchiarla con le sue battute sarcastiche. 
L'autrice prende gli elementi di base della saga di Audrey Rose e Thomas, dunque un serial killer all'opera e una coppia di investigatori che potrebbe essere coinvolta anche da un punto di vista romantico, e li fonde con il genere fantasy, dando vita a un curioso incrocio thriller-paranormal-romance. Emilia e Wrath infatti, possono essere visti, almeno in questo primo volume, come due versioni aggiornate di Audrey Rose e Thomas: la prima, in particolare, risulta forse meno arguta, ma decisamente più sopportabile della sua controparte dell'altra serie della Maniscalco (per lo meno, non grida "uno chaperon!" ogni tre pagine), mentre il secondo prende il fascino e l'intelligenza del suo omologo, aggiungendo però l'elemento soprannaturale. 
Il fatto però è che, anche se la Maniscalco afferma l'opposto, questo libro manca totalmente di ricerca. L'ambientazione siciliana è solo abbozzata: l'epoca in cui il libro è ambientato non è ben definita, nonostante venga affermato che la Sicilia fa già parte del Regno d'Italia, e in generale mi è mancata l'atmosfera che avrebbe dovuto caratterizzare il romanzo e che invece era presente nei libri della prima serie della Maniscalco. 
Per non parlare poi degli errori assurdi: da quelli meno appariscenti, come l'uso del burro e del Chianti in cucina (non impossibile, ma nell'ottocento una famiglia non ricca come quella di Emilia avrebbe privilegiato olio e vini locali) a quelli decisamente più esilaranti, come l'italiano livello Google Translate di Kerri che scrive "papa" anziché papà e "capisce?" per "capisci?" (e questi sono solo alcuni esempi). Che poi, mi chiedo, che senso ha inserire parole random in italiano nella conversazione se viene detto più e più volte che i personaggi parlano fra loro proprio in italiano (anche se tecnicamente dovrebbero parlare in dialetto... ma non stiamo a chiedere troppo a Kerri!) 

Wrath (@monolimeart)


Tutti questi elementi si vanno ad aggiungere ad una storia che, invece, mi ha intrattenuto: il tocco giallo, vera e propria firma della Maniscalco, ha regalato un po' di originalità ad una trama che riprende il tema, già trito e ritrito, del rapporto tra un'umana e una creatura soprannaturale pericolosa e sensuale. 
Dunque la mia valutazione è di tre stelline e mezzo. Kingdom of the Wicked è un libro che si basa su premesse assurde, con una rappresentazione dell'Italia stereotipata e superficiale e un finale un po' confuso e troppo veloce rispetto al resto della storia. Eppure, grazie a due personaggi con un'ottima chimica e una trama forse già sentita ma comunque intrigante, rimane comunque un libro che si fa leggere e sa intrattenere il lettore. E questo non è una cosa da tutti! 
Non vedo dunque l'ora di leggere il prossimo anno il secondo libro della serie, Kingdom of the Cursed, sperando che mantenga lo stesso mix di questo volume! 

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