sabato 22 luglio 2017

Recensione: Absence. Il gioco dei quattro - Chiara Panzuti

Ciao a tutti! Sto recuperando le recensioni delle letture svolte durante questa interminabile sessione... partiamo da Absence. Il gioco dei quattro di Chiara Panzuti, carinissimo paranormal (o urban fantasy? Faccio sempre confusione con i generi...) che mi ha tenuto piacevolmente compagnia in questi giorni densi di studio e impegni.

TITOLO: Absence. Il gioco dei quattro
Absence: Il gioco dei quattro di [Panzuti, Chiara]AUTORE: Chiara Panzuti
COLLANA: Lain YA
PREZZO (CARTACEO): 15,00€
PREZZO (EBOOK): 6,99€
TRAMA: Viviamo anche attraverso i ricordi degli altri.
Lo sa bene Faith, che a sedici anni deve affrontare l’ennesimo trasloco insieme alla madre, in dolce attesa della sorellina. Ecco un ricordo che la ragazza custodirà per sempre. Ma cosa accadrebbe se, da un giorno all’altro, quel ricordo non esistesse più? E cosa accadrebbe se fosse Faith a sparire dai ricordi della madre? 

La sua vita si trasforma in un incubo quando, all’improvviso, si rende conto di essere diventata invisibile. Nessuno riesce più a vederla, né si ricorda di lei. Non c’è spiegazione a quello che le è accaduto, solo totale smarrimento.

Eppure Faith non è invisibile a tutti. Un uomo vestito di nero detta le regole di un gioco insidioso e apparentemente folle, dove l’unico indizio che conta è nascosto all’interno di un biglietto: 0°13′07″S 78°30′35″W, le coordinate per tornare a vedere.
Insieme a Jared, Scott e Christabel – come lei scomparsi dal mondo – la ragazza verrà coinvolta in un viaggio alla ricerca della propria identità, dove altri partecipanti faranno le loro mosse per sbarrarle la strada. Una corsa contro il tempo che da Londra passerà per San Francisco de Quito, in Ecuador, per poi toccare la punta più estrema del Cile, e ancora oltre, verso i confini del mondo.
Primo volume della trilogia di Absence, Il gioco dei quattro porta alla luce la battaglia interiore più difficile dei nostri giorni: definire chi siamo in una società troppo distratta per accorgersi degli individui che la compongono.
Cosa resterebbe della nostra esistenza, se il mondo non fosse più in grado di vederci?
Quanto saremmo disposti a lottare, per affermare la nostra identità?
Un libro intenso e profondo; una sfida moderna per ridefinire noi stessi. 
Una storia per essere visti. E per tornare a vedere.



Ho adocchiato questo romanzo fin da prima della sua uscita: a colpirmi al cuore è stata la copertina nera, lucida, un classico della collana Lain Ya, che mi ha ricordato, con tanta nostalgia, i miei anni alle medie e la mania di Twilight.
Chiariamolo subito però: con Twilight non c'entra niente, anzi meno di niente, nessun elemento in comune, ma come in altri casi, è stata quella scintilla che mi ha fatto dire "io devo leggere questo libro!".
Absence non è perfetto: ha molti pregi, e diversi difetti, ma sinceramente, dopo la lettura, il mio pensiero è rimasto comunque "io devo leggerne anche i seguiti".
Partiamo dai pregi: l'idea di base è ottima. Ok, direte, non è il massimo dell'originalità immaginare che degli esseri umani diventino di colpo invisibili: la storia dell'Uomo Invisibile ha radici ormai nell'alba dei tempi. Tuttavia, in questo caso, l'invisibilità non è un superpotere, ma una maledizione, accompagnata anche dalla rimozione dei ricordi dei propri cari. Faith e gli altri protagonisti non si limitano a una semplice sparizione ottica: qualcuno li rimuove completamente dal mondo, cancellando persino i loro account social, per poi coinvolgerli in una sorta di gioco in giro per il pianeta, passando di nazione in nazione, con indizi, prove da superare e ricompense.
Chi fa ciò? Sconosciuto. Perché? Bella domanda.
Capite perché ho adorato le premesse di questo romanzo.
Anche i personaggi principali mi sono piaciuti: l'autrice infatti riesce a rendere in maniera realistica gli stati d'animo di quattro adolescenti, dalle vite magari non banali ma tutto sommato tranquille, divenuti di colpo invisibili e gettati in un gioco più grande di loro. Insomma, a tratti potranno apparire anche lamentosi, ma chi non lo sarebbe se tutto d'un tratto i propri cari si dimenticassero della sua esistenza e fosse costretto a prendere istruzioni da un tipo poco raccomandabile al soldo di uno sconosciuto Illusionista?
Passando ai difetti quello che mi ha turbato di più è quell'amore al limite dell'istantaneo che sembra affliggere i protagonisti di questo romanzo. Capisco che sono diventati invisibili per il resto del mondo, e che gli unici altri ragazzi visibili cerchino di ucciderli ad ogni capitolo, però non mi sono sentita coinvolta dal rapporto creatosi tra Faith e Jared, anzi, l'ho sentito molto finto, distante, quasi la loro storia fosse stata creata per dare una vena rosa a un romanzo che, secondo me, avrebbe tranquillamente potuto vivere senza.
Altro elemento che non mi ha convinto pienamente è lo stile: la penna dell'autrice infatti alterna passaggi evocativi, magistralmente scritti a parti stringate, non tanto sintetiche, lo sapete ho un debole per chi scrive in maniera asciutta e pulita, quanto quasi infantili. Non è un difetto enorme e non affligge tutto il romanzo, ma qualche volta ho avuto l'impressione di essere tornata una ragazzina delle medie che legge libri destinati solamente a un pubblico di quella età...
Invece ho apprezzato la scelta di usare i quattro punti di vista dei protagonisti per il prologo e l'epilogo e, anzi, avrei quasi preferito che l'autrice applicasse questa tecnica all'intera storia, anziché narrarla solo dal punto di vista di Faith. Con un po' di attenzione per evitare una narrazione troppo confusionaria, secondo me si sarebbero potute sfruttare appieno le potenzialità del romanzo, dato che vedere le vicende attraverso gli occhi di un  solo personaggio limita un po' una storia corale come questa.
Il finale è molto tranquillo, lasciato sì in sospeso, ma senza devastanti cliffhanger che rendono le conclusioni dei libri che fanno parte di una saga una vera tortura: insomma il seguito inizierà dolcemente da dove ci eravamo lasciati.
Dunque? La mia valutazione è di tre stelline e mezzo: nonostante qualche difetto, e qualche cosa che avrei cambiato qua e là, devo ammettere che Absence. Il gioco dei quattro non mi è affatto dispiaciuto. Spero che i seguiti, che da lettrice vorrei vedere pubblicati il prima possibile, siano all'altezza di questo primo volume, se non meglio! 



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