Buongiorno a tutti! Ho deciso di fare una piccola vacanza per Pasqua: il risultato? A parte qualche giorno di riposo per me, questa recensione, prevista per giovedì scorso è slittata ad oggi. Ho deciso, visto che di questo libro se ne è parlato per un mese intero in tutto il web, di dividere in due questa recensione: la prima parte sarà completamente spoiler free, la seconda invece conterrà spoiler del finale del libro.
TITOLO: Uno di noi sta mentendo
TITOLO: Uno di noi sta mentendo
AUTORE: Karen McManus
PREZZO (CARTACEO): 15,00€
PREZZO (EBOOK): 7,99€
TRAMA: "Era una bugia che raccontavo perché era più facile della verità. E perché un po' ci credevo. So cosa significa raccontarsi una bugia così tante volte da farla diventare realtà. Ma la verità viene sempre fuori. Prima o poi." Cinque studenti sono costretti a trascorrere un'interminabile ora di punizione nella stessa aula. Bronwyn, occhiali e capelli raccolti da studentessa modello, non ha mai infranto le regole in vita sua e vive per essere ammessa a un'università prestigiosa e rendere fieri i suoi genitori. Nate, capelli scuri disordinati e un giubbino di pelle malandato, è in libertà vigilata per spaccio di erba e sembra a un passo dall'andare completamente alla deriva. Cooper, il ragazzo d'oro con cui tutte vorrebbero stare, è la star della scuola e sogna l'ingaggio in una grande squadra di baseball. Addy, una chioma di folti ricci biondi e un viso grazioso a forma di cuore, sta cercando di tenere insieme i pezzi della sua vita perfetta. Infine Simon, l'emarginato, lo strano, che, per prendersi la sua rivincita su chi lo ha sempre trattato male, si è inventato una app che rivela ogni settimana dettagli piccanti della vita privata degli studenti. Pur conoscendosi da anni, non possono certo definirsi amici. Qualcosa li unisce, però. Nessuno di loro è davvero e fino in fondo come appare. Ognuno di loro dietro alla facciata "pubblica" nasconde molto altro, un mondo di fragilità, insicurezze e paure, ma anche di segreti piccoli e grandi di cui nessuno, o quasi, è a conoscenza. Da quell'aula solo in quattro usciranno vivi. All'improvviso e senza apparente motivo, Simon cade a terra davanti ai compagni e muore. Non appena si capisce che quella che sembrava una morte dovuta a un improvviso malore in realtà è un omicidio, il mondo di Bronwyn, Nate, Cooper e Addy inizia a vacillare. E crolla definitivamente quando la polizia scopre che i protagonisti di un ultimo post mai pubblicato di Simon sono proprio loro. In men che non si dica, i quattro ragazzi da semplici testimoni diventano i principali indagati dell'omicidio...
Tra i gialli young
adult Uno di noi sta mentendo merita una menzione speciale. I motivi per essere
apprezzato ci sono tutti: una vittima odiata da mezzo mondo, quattro sospettati
all'apparenza innocenti, una morte inspiegabile, il tutto corredato da un'ambientazione
liceale, che, nel mio caso, mi ha portato a ricordare i Simon della mia vita, e
ad entrare in empatia con i protagonisti.
In generale, Uno di
noi sta mentendo non ha deluso le mie aspettative: per essere un thriller a
sfondo young adult l'ho trovato alquanto originale, a partire dal titolo, che
innesta nel lettore il seme del dubbio da ancor prima che la storia inizi.
Chi fra i quattro
protagonisti mente? Chi è l'assassino?
Nate, Cooper, Bronwyn ed Addie. Questi I nomi dei Quattro bugiardi. Più Simon, morto
stecchito a metà del primo capitolo.
Nei primi capitoli i
ragazzi appaiono semplicemente come i più abusati stereotipi young adult di cui
abbia mai letto: il bad boy, lo sportivo, la secchiona, la reginetta del ballo,
il gossip boy della scuola... “solo non
si vedono i due liocorni”.
Invece, più
procedevo della lettura, più la crescita dei personaggi si rendeva evidente: da
cliché triti e ritriti, i quattro protagonisti hanno sviluppato una personalità
originale e realistica, cercando da un lato di sopravvivere alle indagini e a
tutto il fango che è stato versato su di loro, dall'altro di scoprire chi ha
ucciso Simon e cercato di incastrarli.
Lo stile
dell'autrice è lineare, ma coinvolgente. I protagonisti raccontano in prima
persona le loro esperienze, i loro dubbi e, soprattutto, i loro sospetti, e,
cosa che ho gradito particolarmente, ciascuno di loro ha una voce
riconoscibile. Non sopporto infatti quando i personaggi "parlano"
tutti allo stesso modo, ma in questo caso l'autrice ha fatto emergere il
carattere dei suoi protagonisti anche dal modo in cui essi narrano i loro
capitoli. Un punto in più per Karen McManus!
Il finale... merita
una discussione a parte, nel complesso non mi è piaciuto come vorrei, ma ha il
pregio di essere comunque una conclusione "giusta" per la storia, che
evita contraddizioni e buchi di trama.
In conclusione la
mia valutazione è di quattro stelline. Nonostante una parte finale non troppo
convincente, la lettura si è rivelata piuttosto appassionante, ed è per questo
che mi sento di consigliarla ai lettori che cercano un giallo ambientato però
nel più classico dei contesti young adult: il liceo.
Quella che avete letto è la recensione, piuttosto breve "spoiler free", ma vista la nostra lettura condivisa di marzo ho deciso di approfondire la mia opinione, concentrandomi sulla parte succosa del libro... il finale, soprattutto.
Perché non ho dato
cinque stelline? Perché sono stata un po' delusa da come l'autrice ha concluso
la sua opera: quello di Simon non era un omicidio, bensì un suicidio, ed è
stato lui a coinvolgere nel caso i quattro protagonisti, per ragioni alquanto
frivole, che vanno dal "mi ha fatto un dispetto" al "mi stava
piuttosto sulle scatole". Pagine e pagine di elaborazioni mentali andate
in fumo. Da un lato, a un certo pinto del libro avevo anche pensato a un
diretto coinvolgimento di Simon, ma dall'altra, visto anche il livello di
scrittura dell'autrice, avevo sperato in un finale veramente originale e non in
una conclusione, non solo già vista, ma, secondo me, anche un po' tirata via.
Tuttavia, devo dire
che forse non avrei saputo concludere in maniera diversa questo romanzo, per un
problema strutturale che ho già sottolineato nei post di lettura condivisa: la
scelta di una prima persona singolare come narratore. Se il libro si intitola
"Uno di noi sta mentendo" il lettore si aspetta che effettivamente
uno dei protagonisti menta, ma come è possibile se ognuno di loro parla in
prima persona e si dichiara innocente? Per quanto non abbia amato il finale in
sé, avrei gradito ancora meno una conclusione del genere "mi sono
professato innocente per 300 pagine ma in realtà ho ucciso io Simon".
Fossi stata Karen
McManus avrei gestito la storia diversamente, e avrei usato un narratore
diverso, in modo da insinuare ancor di più nel lettore il beneficio del dubbio,
ma, alla fine, il risultato è comunque abbondantemente sopra la mia soglia
ideale di sufficienza. Ergo, confermo le quattro stelline sopra assegnate.
E' lo stesso mio pensiero! Anche perché sarebbe stato un vero e proprio colpo di scena, uno di loro quattro che pagine su pagine si professa innocente e poi sbam! In realtà ha orchestrato quello che doveva essere un piano perfetto ma poi è stato smascherato. Tra l'altro credo dipenda che l'autrice si era affezionata ai personaggi, se ci pensi l'unico coinvolto con un vero interesse era *tu sai chi* e tutti l'abbiamo detestato. Doveva rischiare di più, doveva fare qualcosa che lasciasse il lettore davvero sorpreso. Non che non mi sia piaciuta la sua scelta però io già a metà libro avevo il forte sospetto di come fossero andate le cose..
RispondiEliminaDa un lato sarebbe piaciuto anche a me, anche se dall'altro mi sarei sentita come "truffata" dall'autrice... Comunque è vero, doveva rischiare di più ma come esordio non è male (magari scrivessi anche io il mio primo libro così!)
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