Salve a tutti! Oggi una recensione che mi ha molto coinvolta di una lettura dal titolo kilometrico che mi ha piuttosto delusa.... vi lascio con il mio parere.
TITOLO: Fuori piove, dentro pure, passo a prenderti?
AUTORE: Antonio Dikele Distefano
COLLANA: Mondadori Chrysalide
PREZZO (CARTACEO): 14,00€
PREZZO
(EBOOK): 4,99€
TRAMA: C'è una storia d'amore importante, durata un anno e
osteggiata da tutti, il primo grande amore e la sua fine. Perché Antonio è nero
e per i genitori di lei il ragazzo sbagliato. E poi c'è la famiglia di Antonio,
gli amici, la scuola e altri attimi del cuore. Ci sono incontri, amori, momenti
che fanno crescere, istanti indimenticabili. "Fuori piove, dentro pure,
passo a prenderti?" è la vita di un ragazzo raccontata di getto,
inseguendo le emozioni, passando da un'immagine all'altra. Pagine cariche di
sentimento, frasi che colpiscono il cuore e destinate a essere scritte e
riscritte. Un racconto fatto di momenti singoli, come singole canzoni, che
insieme fanno la playlist di una vita.
Esistono libri che
possono conquistarti il cuore e libri che invece desideri non avere mai letto.
E poi esistono libri che non ti fanno né caldo né freddo, che non ti hanno suscitato emozioni particolari,
ma che non ti hanno nemmeno fatto rimpiangere di averli iniziati. Fuori piove,
dentro pure, passo a prenderti? di Antonio Dikele Distefano rientra per me, in
questa particolare categoria: complessivamente mi ha delusa, ma non per questo
mi è sembrava una lettura da buttare via.
Molta della mia
delusione è dovuta al fatto che, qualche settimana fa, sono stata alla
presentazione del romanzo: l'evento mi è piaciuto molto, l'autore mi è
sembrato, oltre che simpatico, anche molto convincente e non vedevo l'ora di
iniziare il romanzo, tra l'altro un grande successo editoriale degli ultimi
mesi, certa che mi avrebbe entusiasmato.
Tuttavia, pochi capitoli e i miei
bollenti spiriti si erano già raffreddati.
Fuori piove, dentro
pure, passo a prenderti? è un romanzo molto breve (il numero delle pagine
inganna: contate gli spazi bianchi e piangete sui poveri alberi abbattuti) che porta il lettore in un viaggio nella
vita di Antonio, autore, protagonista e narratore, ragazzo italiano uguale agli
altri e al tempo stesso diverso, non solo per il colore della pelle ma anche, a
mio avviso, per una spiccata sensibilità e una certa intraprendenza. Il libro
non tratta solo, come si potrebbe pensare, della storia tra Antonio, nero, e
Linda, bianca, osteggiata in tutti i modi dalla madre della ragazza; ma anche
delle amicizie del protagonista, del suo
quotidiano, della sua infanzia e della sua famiglia: anzi,arrivata al termine,
mi sono convinta che la storia tra i due ragazzi non sia l'argomento principale
del testo, cosa che magari può pensare un lettore mentre legge la trama del
romanzo.
Dunque, perché se
l'argomento trattato è così personale, e anche coinvolgente, devo ammetterlo,
quali sono stati i miei problemi col romanzo? A dirla tutta, ciò che mi ha
impedito di godere della storia è lo stile dell'autore. Come ha detto una mia
compagna di università, mentre le parlavo del libro e dei miei dubbi in
proposito: "Visto che hai detto che l'autore si è definito il nuovo Fabio
Volo, non ti è venuto qualche dubbio?"
In realtà, non
avendo mai letto nulla di Fabio Volo, né avendo pregiudizi in proposito, ero
rimasta impassibile di fronte a questa affermazione,ma col senno di poi ci ho
riflettuto (e dovrò affrontare anche Fabio Volo per schiarirmi le idee).
In ogni caso la
scrittura è volutamente, spacciatamente, e pacchianamente d'effetto, e il
risultato finale non è emozionante, come magari desiderava l'autore, quanto
piuttosto artificioso e in certi punti anche divertente (ma certamente non era
intenzione di Distefano scrivere un libro comico).
Quello che infatti
mi ha colpito, e non è proprio un pregio, della maniera di scrivere è l'uso
continuo di paragoni e similitudini non solo azzardate, ma proprio curiose e
talvolta inadatte al contesto. Cercando infatti di parlare un linguaggio
romantico e al tempo stesso di riflettere i giovani della nostra generazione,
l'autore finisce per stilare un'accozzaglia di paragoni, che più di una volta
al posto della commozione mi hanno
strappato un sorriso sghembo. Tuttavia questa sorta di difetto mi ha reso molto
più piacevole la lettura, che altrimenti rischiava in alcune parti di cadere
nella noia.
Un'altra cosa che
non mi ha convinta, sempre per ciò che riguarda stile e struttura, è la maniera
in cui i capitoli sono organizzati, ovvero senza criterio. L'azione va e viene,
nel passato e nel presente, i personaggi vanno e vengono e io, come lettrice, a
un certo punto ho perso il filo del discorso. Introdurre qualche indicazione
temporale in più, e magari anche approfondire certe vicende, che restano invece
piuttosto superficiali e indistinte, sarebbe stata cosa assai gradita.
Invece un elemento
originale che ho apprezzato parecchio è la playlist, titoli di canzoni
ascoltate durante la stesura, che fungono al tempo stesso da titoli dei
capitoli. Molti brani sono veramente belli, altri non appartengono proprio al
mio genere, ma la scelta dell'autore di inserirli ha dato un tocco in più al
romanzo.
Quindi? Quindi non
saprei. Si tratta di un romanzo talmente breve che non rimpiango certo di aver
letto, ma credevo di emozionarmi di più, avevo aspettative che non sono state
realizzate e questo influisce sulla valutazione.
Per questo mi sento
di assegnare tre stelline con un meno: valutazione senza infamia, né lode,
proprio come è stata alla fine questa lettura.