Ciao a tutti. Prima recensione dell'anno: l'uscita italiana di Yellowface è stata annunciata nei "fuochi d'artificio" di fine anno di Oscar Vault ma, avendolo letto in lingua originale, vi propongo la mia recensione prima che la versione tradotta sia disponibile sugli scaffali.
AUTORE: R. F. Kuang
COLLANA: William Morrow
PREZZO (CARTACEO): 15,00€
PREZZO (EBOOK): 14,99€
TRAMA: Authors June Hayward and Athena Liu were supposed to be twin rising stars. But Athena’s a literary darling. June Hayward is literally nobody. Who wants stories about basic white girls, June thinks. So when June witnesses Athena’s death in a freak accident, she acts on impulse: she steals Athena’s just-finished masterpiece, an experimental novel about the unsung contributions of Chinese laborers during World War I. So what if June edits Athena’s novel and sends it to her agent as her own work? So what if she lets her new publisher rebrand her as Juniper Song—complete with an ambiguously ethnic author photo? Doesn’t this piece of history deserve to be told, whoever the teller? That’s what June claims, and the New York Times bestseller list seems to agree. But June can’t get away from Athena’s shadow, and emerging evidence threatens to bring June’s (stolen) success down around her. As June races to protect her secret, she discovers exactly how far she will go to keep what she thinks she deserves. With its totally immersive first-person voice, Yellowface grapples with questions of diversity, racism, and cultural appropriation, as well as the terrifying alienation of social media. R.F. Kuang’s novel is timely, razor-sharp, and eminently readable
Yellowface é il terzo libro di Rebecca F. Kuang, autrice americana di origine cinese che mi aveva entusiasmato con la sua trilogia d´esordio, La guerra dei papaveri, e successivamente annoiato a morte con Babel.Cosa avrei dovuto aspettarmi da Yellowface, suo terzo romanzo? La prima cosa che posso dirvi è che si tratta di un libro completamente diverso dai precedenti. Per cominciare non è un fantasy ma un´opera di narrativa che accarezza il genere thriller (nella sinossi veniva menzionato addirittura l´horror, ma io ho trovato questa affermazione esagerata) senza mai sprofondarvi completamente.La trama verte attorno a June Hayward, laureata nella prestigiosa università di Yale, e aspirante scrittrice, il cui primo romanzo non ha riscosso il successo che sperava. Al contrario, Athena Liu, ex compagna di università di June, è baciata dalla fortuna: il suo primo romanzo è stato un successo di critica e pubblico, ed ha appena firmato un redditizio contratto con Netflix.La differenza tra le due? June è bianca, ergo per la moderna industria editoriale americana, noiosa, mentre Athena può vantare origini cinesi che la rendono diversa ed "esotica" agli occhi del pubblico.Le due, pur non essendo amiche, si frequentano, ed è proprio durante una delle loro uscite che succede il fattaccio che da il via alla vicenda (non si tratta di spoiler, è letteralmente il contenuto del primo capitolo): mentre festeggiano insieme il nuovo contratto di Athena, la ragazza soffoca con un boccone di pancake e muore. June, mentre aspetta i soccorsi, trova la bozza del nuovo libro della Liu, intitolato The Last Front, ispirato alla vicenda dei lavoratori cinesi fatti emigrare in Europa durante la Prima Guerra Mondiali. The Last Front è un lavoro ancora acerbo, da rifinire, ma June senza pensarci troppo, lo intasca e se lo porta a casa. Qui inizia il suo percorso: resasi conto del valore potenziale dell´opera la ragazza la completa, la edita e poi la pubblica sotto lo pseudonimo orientaleggante di Juniper Song, raggiungendo il successo che tanto agognava.Lieto fine? No, è qui che iniziano i problemi.In una vicenda che si sviluppa per diversi anni, e che vede anche la pubblicazione delle sue opere successive, June viene accusata di appropriazione culturale, di appropriazione indebita, di plagio e di qualsiasi crimine letterario o non possa venire in mente.Chiariamoci, June è la prima ad essere un personaggio negativo. Spaccia per suo il lavoro di Athena, rifiuta l´impiego di un sensitivity reader (forse l´unico enorme errore che commette) e bullizza la consulente della sua casa editrice (che poi quest´ultima sia un personaggio deprecabile, questa è un´altra storia).Eppure la narrazione è ambivalente: se da un lato l´autrice condanna le azioni di June, dall´altra non fa altro che insinuare il dubbio nella mente del lettore. Non è che si stia esagerando nel voler proteggere a tutti costi la cultura delle minoranze? E se la cancel culture non stesse producendo più danni che altro?Yellowface tratta di sicuro una tematica interessante, anche se, a mio avviso, avrebbe potuto farlo meglio.Ho avuto infatti qualche problema con la seconda metà del libro: mentre la prima parte mi è piaciuta, ho trovato gli ultimi capitoli sviluppati troppo velocemente, quasi tirati via. Anche la conclusione, seppur non malvagia in sé, mi è sembrata troppo sbrigativa e frettolosa.Inoltre, per tutta la lettura, non sono non riuscita a pensare a questo: quanto ha senso un libro sul tema dell´industria editoriale e dell´appropriazione culturale, scritto da un´autrice di origine asiatica ma con protagonista una ragazza bianca, in cui il suo essere bianca è parte fondamentale della trama?A dire il vero, sono la prima a dire che un autore, con il giusto rispetto e lavoro di ricerca, può scrivere di quello che vuole (quanti autori europei bianchi hanno scritto bellissimi romanzi ispirati al Giappone?), ma talvolta il pensiero ossessivo di June verso il suo essere una ragazza bianca in un´industria che cerca il diverso mi ha lasciata interdetta. Spesso ho trovato i suoi pensieri artefatti, costruiti, e inverosimili: ok che è un personaggio che a volte risulta quasi caricaturale, ma se la cosa fosse successa a parti invertite sono sicura sarebbe scatenato un putiferio.Ma dopotutto, chi sono io per giudicare? In fondo, sono una lettrice europea non anglofona, e qui società e industria editoriale sono diverse rispetto a quelle raccontate nel libro.Dunque? La mia valutazione è di tre stelline e mezzo. Yellowface è di sicuro un´opera interessante, che mette al centro della storia un tema di attualità, almeno nel contento in cui il libro è stato pubblicato, e ribadisce ancora una volta le grandi qualità della Kuang. Eppure, i difetti finiscono spesso per oscurare i pregi e al termine della lettura ho avuto l´impressione che alcuni aspetti avrebbero potuto essere sviluppati in modo diverso.In ogni caso, mi sento comunque di consigliarvelo perché la vicenda di June e Athena è una di quelle destinate a non lasciare indifferente il lettore.
Ottima recensione! L'esperienza della scrittrice è palpabile. Non ho ancora letto il libro, aspetto l'edizione italiana per replicare con le mie opinioni.
RispondiEliminaMi sono imbattuto in questo blog quasi per caso, ma credo che rimarrò. Alla prossima ;-)