Buonasera! Nonostante le 13 recensioni già scritte, di cui diverse risalenti al 2014, oggi scelgo questa recensione scritta ieri di un romanzo che ho terminato... ieri. Perché? Perché non avrei potuto aspettare più di due giorni per scrivere di Battle Royale e non vedevo l'ora di pubblicare questa lunga recensione, che ho scritto praticamente di getto e di pancia, sull'onda delle "emozioni post-lettura"! Quindi vi lascio al post...
TITOLO: Battle Royale
AUTORE: Koushun Takami
COLLANA: Mondadori
PREZZO (CARTACEO): 12,00€
TRAMA: Repubblica della Grande Asia dell'Est,
1997. Ogni anno una classe di quindicenni viene scelta per partecipare al
Programma; e questa volta è toccato alla terza B della Scuola media Shiroiwa.
Convinti di recarsi in una gita d'istruzione, i quarantadue ragazzi salgono su
un pullman, dove vengono narcotizzati. Quando si risvegliano, lo scenario è
molto diverso: intrappolati su un'isola deserta, controllati tramite collari
radio, i ragazzi vengono costretti a partecipare a un "gioco" il cui
scopo è uccidersi a vicenda. Finché non ne rimanga uno solo... Edito nel 1999,
"Battle Royale" è un bestseller assoluto in Giappone, il libro più
venduto di tutti i tempi; diventato fenomeno di culto, ha ispirato celebri
film, manga sceneggiati dallo stesso Takami e videogiochi. Scritto con uno
stile insieme freddo e violento, "Battle Royale" è un classico del
pulp, un libro controverso e ricco di implicazioni, nel quale molti hanno visto
una potente metafora di cosa significhi essere giovani in un mondo dominato dal
più feroce darwinismo sociale.
Battle Royale mi ha
sconvolto. Non ci sono altri aggettivi per descrivere questa agghiacciante, e
al tempo stesso appassionante, esperienza di lettura: quello che so è che ho
terminato il romanzo di Koushun Takami, quasi seicento pagine, in meno di tre
giorni. Sono rare questo tipo di lettura e mai e poi mai avrei pensato che un
libro del genere sarebbe arrivato a piacermi così tanto, a me che sto male se
in un film vedo più di una goccia di sangue e che mi nascondo dietro al divano guardando un film particolarmente truculento.
Infatti, mettiamo
subito in chiaro una cosa: bisogna avere uno stomaco forte. Io non sono affatto
in grado di guardare film horror splatter, ma quando si tratta di pagine
stampate, il mio stomaco è d'acciaio. Tuttavia già nei primi capitoli,
sconvolta da tanta violenza, descritta così esplicitamente, avevo un mezzo
pensiero di cedere: sarebbe stato un grave errore, visto poi quanto mi abbia appassionato la lettura ma se avete intenzione di
iniziare questo libro, preparatevi psicologicamente (un esempio, senza spoiler:
l'autore ce l'ha particolarmente con i bulbi oculari delle persone. Non
chiedetemi il perché.)
Una delle locandine del film |
Ma di che cosa
tratta di tanto terribile Battle Royale? Dubito che non lo conosciate, film e
romanzo sono molto conosciuti (ma il film non lo guarderò mai, la lettura del
romanzo mi è stata sufficiente) ma per quei pochi che ignorano di cosa parla,
la trama è piuttosto semplice.
In una sorta di mondo parallelo, nella Repubblica della Grande Asia (un Giappone retto da una dittatura
fascista), per ogni provincia, una classe di terza media (che in realtà sarebbe
come la seconda superiore italiana) viene estratta a sorte e costretta a
partecipare al Program, noto anche come BR Act. Le regole di questo
"gioco" sono semplici: ogni studente ha a disposizione un borsone con
cibo, acqua e un'arma a caso, il suo scopo è quello di uccidere tutti i suoi
compagni di classe. Vince, ovviamente, chi sopravvive. Sono inoltre introdotti
numerosi ostacoli, al fine di costringere gli studenti a partecipare: il più
importante di tutti è sicuramente il collare esplosivo. Tutti i ragazzi hanno
infatti addosso un collare, che esplode se lo studente entra in un'area
vietata; inoltre se almeno ogni ventiquattro ore non ci sarà almeno un morto,
tutti i collari saranno fatti esplodere, lasciando la partita senza vincitore.
Vi ricorda
qualcosa? Di questo però parleremo dopo.
Intanto concentriamoci solo sul romanzo.
Intanto concentriamoci solo sul romanzo.
Battle Royale mi ha
conquistata fin dall'inizio, nonostante sia un libro pieno di difetti e
piuttosto complicato. I protagonisti sono infatti i 42 studenti della classe 3B
della Scuola Media di Shiroiwa, un'immaginaria città della prefettura di
Kagawa, nel sud del Giappone. E quando dico 42 intendo veramente 42!
Tutti
vengono citati nel primo capitolo e l'insieme di nomi, tra l'altro molto simili
fra loro, crea subito confusione nel lettore: per fortuna alcuni personaggi, i
protagonisti, riescono a emergere all'interno del gruppo. L'autore non si
dilunga troppo con le descrizioni dei personaggi: la caratterizzazione è
piuttosto stereotipata e solo alcuni tra i protagonisti godono di una certa
introspezione. Tuttavia Takami dedica almeno un capitoletto a molti dei ragazzi
e questa è una cosa che ho apprezzato parecchio, in quanto mi ha resa partecipe
alla vicenda, e mi ha fatta soffrire per quasi ogni decesso.
La coppia di
protagonisti, Shuya Nanahara e Noriko Nakagawa, l'ho trovata un po' troppo
buonista rispetto al contesto della vicenda (senza scendere troppo nei
particolari) così come il cattivo,
Kazuo, mi è sembrato un po' piatto, per quanto l'autore cerchi di dare una pur debole motivazione alla sua violenza.
Ho trovato invece migliori personaggi come Shogo, Shinji (decisamente il mio preferito) e anche la bella e terribile Mitsuko, dotati di una maggiore introspezione, e di motivazioni più salde. Gli altri ragazzi invece vengono caratterizzati solo da un aspetto predominante della loro personalità, o dalle loro passioni, e alla fine la loro utilità è quella di "carne da macello".
Ho trovato invece migliori personaggi come Shogo, Shinji (decisamente il mio preferito) e anche la bella e terribile Mitsuko, dotati di una maggiore introspezione, e di motivazioni più salde. Gli altri ragazzi invece vengono caratterizzati solo da un aspetto predominante della loro personalità, o dalle loro passioni, e alla fine la loro utilità è quella di "carne da macello".
Lo stile
dell'autore non mi è piaciuto granché. Ho apprezzato tantissimo la scelta della terza
persona con l'alternanza dei vari punti di vista, che ha fatto la differenza e secondo me si è rivelata vincente per gestire un numero così
elevato di personaggi, tuttavia il modo in cui Battle Royale è scritto, alternando parti
quasi infantili, ad altre in cui i ragazzi si esprimono come adulti, non mi ha
convinto. Ciò che invece è approfondito, anche troppo, sono le descrizioni
delle morti degli studenti: molte sono esplicite, rappresentate nei minimi,
raccapriccianti dettagli. Devo ammettere che alcune mi hanno dato anche
particolare fastidio, nonostante fossi completamente presa dalla storia.
Uno dei pochi pregi infatti dello stile dell'autore è che riesce in maniera ineccepibile a creare
una tensione continua, che coinvolge totalmente il lettore nella storia. Non
cercate spoiler e immergetevi nel gioco: non ve ne pentirete! Il non conoscere
chi morirà, come morirà e quando mi aveva messo addosso un tale ansia che avevo
preso a leggere il romanzo, persino in autobus, sfidando il mal d'auto che mi
opprime, pur di concludere e vedere come finisce. Mi ha soddisfatto il finale?
Direi di sì, ma ero anche dispiaciuta perché una delle lettura più belle di
questo 2015 era finita... Ed era durata troppo poco (nonostante, ripeto, le
seicento pagine).
Infatti,
nonostante i difetti e certe scene decisamente esagerate, il mio giudizio è
comunque di cinque stelline perché si è trattato veramente di un romanzo che è
riuscito ad appassionarmi come pochi, e che rileggerei anche domani, sebbene le
scene di violenza abbondino e non mi facciano impazzire.
Ps: tornando alla
trama, immagino che vi abbia ricordato un po' Hunger Games. Ed è vero: inutile
negarlo, nonostante le molte differenze (soprattutto per quanto riguarda la
scrittura) e il fatto che in confronto al Program gli Hunger Games sembrino una
scampagnata in collina, ogni tanto, durante la lettura, pensavo a Katniss e
all'arena e a quanto simile sembrasse la sua vicenda.
Ma in tutto ciò l'autore non c'entra proprio nulla: quello che infatti non ho detto è che Battle Royale è stato pubblicato nel 1999. Dunque leggete senza pregiudizi! Anzi, quasi quasi vi scoprirete, alla fine, come me, a preferire proprio Battle Royale!
Ma in tutto ciò l'autore non c'entra proprio nulla: quello che infatti non ho detto è che Battle Royale è stato pubblicato nel 1999. Dunque leggete senza pregiudizi! Anzi, quasi quasi vi scoprirete, alla fine, come me, a preferire proprio Battle Royale!