giovedì 10 luglio 2025

Recensione: La mappa dell'altrove di Emily Wilde

Buongiorno a tutti. Sono tornate le fatine di Emily Wilde con il secondo volume della serie (già conclusa in lingua originale) appena tradotto da Oscar Mondadori. Il primo libro mi era piaciuto tanto: sarà riuscito questo seguito a soddisfare le mie aspettative?

TITOLO: La mappa dell'altrove di Emily Wilde 
AUTORE: Heather Fawcett 
COLLANA: Oscar Mondadori 
PREZZO (CARTACEO): 16,00€ 
PREZZO (EBOOK): 8,99€ 
TRAMA: Emily Wilde è una geniale studiosa del Popolo fatato e nella sua enciclopedia ha catalogato leggende e segreti sulle creature magiche, anche grazie all'aiuto dell'affascinante - snervantemente affascinante - collega Wendell Bambleby. Ma Bambleby non è solo un erudito tanto brillante quanto intollerabilmente bello: in realtà è un re delle fate esiliato, in fuga dalla matrigna assassina e alla ricerca di una porta per tornare al suo regno. Per una fortunata circostanza, il nuovo progetto di ricerca di Emily, una mappa dei regni fatati, li porterà sulle Alpi austriache, dove Emily crede di poter trovare la porta per il regno di Bambleby e la chiave per liberarlo dai piani oscuri della sua famiglia. Tra la difficoltà di gestire questa nuova relazione e i pericoli in agguato a ogni angolo, la permalosa Emily dovrà svelare i misteriosi meccanismi che governano il funzionamento delle porte fatate... e quelli del suo stesso cuore.


La mappa dell'altrove di Emily Wilde è il secondo volume della trilogia cozy fantasy (anche se, a mio avviso, non rientra appieno nel sottogenere) scritta da Heather Fawcett su Emily Wilde, professoressa di driadologia (disciplina fittizia che studia il popolo fatato) dell'università di Cambridge, e il suo collega, nonché re in esilio di una corte fatata, Wendell Bambleby.
Se il primo libro della serie era ambientato in un villaggio dell'Islanda dal nome impronunciabile (e che ho dimenticato due secondi dopo aver chiuso il libro), la storia, in questo volume, si sposta in Austria, nell'apparentemente idilliaco paesino alpino di St. Liesl, dove la nota driadologa Danielle De Gray è stata avvistata per l'ultima volta prima di svanire nel nulla.
Emily Wilde sta lavorando a un nuovo libro -una serie di mappe del regno fatato e delle varie porte che lo collegano- e ha un obiettivo: aiutare Wendell a trovare la porta che conduce alla sua corte, soprattutto dopo che la sua matrigna prima ha inviato a Cambridge una serie di creature fatate ad ucciderlo e poi è riuscita ad avvelenarlo, mettendo a rischio la sua vita.
Come ho scritto all'inizio di questa recensione, a mio avviso Emily Wilde non è una serie cozy fantasy. È vero: c'è l'ambientazione accademica, i piccoli paesini remoti, persino i cottage confortevoli e pieni di libri, ma la trama è ben più articolata e ricca di azione di quanto il termine "cozy" lasci intendere.
Certo, la prima metà della storia è un po' lenta (altra caratteristica tipica dei cozy fantasy) ma, come altrettanto spesso accade, la parte conclusiva del romanzo ha un ritmo narrativo forsennato ed è ricca di avvenimenti, forse troppi, concentrati in troppe poche pagine (letteralmente, il grosso della trama si dipana negli ultimi tre lunghissimi capitoli).
Come anche nel libro precedente, ho adorato il personaggio di Emily, un'accademica tanto dotata per tutto ciò che riguarda il popolo fatato, quanto impacciata quando si tratta di rapporti con gli altri esseri umani. In questo romanzo, oltre a sopportare la presenza di Bambleby, per cui nutre un affetto sincero, la professoressa si trova a gestire anche la presenza della nipote ventenne Ariadne, appassionata di driadologia e intenzionata a seguire le sue orme in ambito accademico, e quella di Rose, capo della facoltà interessato a lasciare il segno in quella che è una delle spedizioni più ambiziose di inizio novecento: trovare il leggendario snodo, una porta fra più regni fatati, di cui Danielle De Grey aveva teorizzato l'esistenza.
Ho particolarmente apprezzato il percorso di crescita di Emily in questo romanzo, ed il modo in cui sta imparando ad aprirsi con gli altri. È un personaggio in cui mi rivedo, la sua caratterizzazione è realistica, ed è forse uno dei motivi per cui questa serie mi sta piacendo molto. Bambleby invece l'ho trovato leggermente sottotono, colpa forse del veleno che gli viene dato nei primi capitoli e che, oltre a spegnere la sua magia, spegne anche la sua brillantezza come co-protagonista.

Per fortuna, La mappa dell'altrove si distingue anche per lo sviluppo dei personaggi secondari. Se nel primo libro, oltre ad Emily e Bambleby, l'autrice si è limitata a delineare gli abitanti del villaggio islandese e qualche creatura del popolo fatato (tra cui Poe, che fa una comparsa anche in questo volume), in questo caso dà molto spazio anche ad altri personaggi, tra cui vale la pena di citare Ariadne, la nipote di Emily mai menzionata prima (ma perdono l'autrice perché conoscendo la caratterizzazione della protagonista, è pure plausibile che non parli mai della sua famiglia) e Rose, insopportabile e pomposo accademico, che, nonostante la sua esperienza, finisce sempre per rischiare di essere fatto fuori dalle fate.
In generale tuttavia ho trovato questo romanzo, seppur narrato in prima persona e sotto forma di diario, meno "Emily-centrico" rispetto all'Enciclopedia delle fate, e questo piccolo, seppur importante, cambio di prospettiva, mi ha fatto molto piacere.
Inoltre, per una volta i capitoli lunghi, in alcuni casi lunghissimi, non mi hanno innervosito!
Dunque la mia valutazione è di quattro stelline. La mappa dell'altrove di Emily Wilde non soffre della sindrome del secondo volume, e presenta una storia forse un po' lenta in partenza, ma di sicuro intrigante, che traghetta molto bene verso il terzo e ultimo libro della serie, che spero di poter presto leggere.

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