La recensione arretrata di oggi riguarda una delle sorprese del 2017: chi l'avrebbe mai immaginato che un libro con tali premesse sarebbe finito dritto dritto nella top ten delle migliori letture.
Tenete d'occhio C.S Pacat e aspettiamo il seguito, già annunciato dalla casa editrice!
Ps: questo è un post già programmato. Infatti il blog rimarrà chiuso indicativamente fino al 15 gennaio causa vacanze della sottoscritta che è partita per il caldo (vedi Thailandia) senza programmare alcunché eccetto questa recensione. Ci si rivede dunque a metà mese con tanti nuovi post e qualche novità ;)
AUTORE: C.S. Pacat
COLLANA: Triskell Edizioni
PREZZO (CARTACEO): 11,00€
PREZZO (EBOOK): 5,99€
TRAMA: Damen è un guerriero e un eroe per il suo popolo, nonché il legittimo erede al trono di Akielos. Ma quando il fratellastro si impadronisce del potere, Damen viene catturato, privato del suo nome e spedito a servire il principe di una nazione nemica come schiavo di piacere.
Bellissimo, manipolatore e pericoloso, il suo nuovo padrone, il principe Laurent di Vere, rappresenta tutto il peggio della corte di quel paese. Ma all’interno di quella letale ragnatela politica niente è come sembra, e quando Damen si trova, suo malgrado, invischiato nelle macchinazioni per il raggiungimento del potere, è costretto a collaborare con Laurent per sopravvivere e salvare la sua casa.
Per il giovane condottiero, a quel punto, vige una sola regola: non rivelare mai, in nessun caso, la propria identità, perché l’uomo da cui dipende è anche colui che, più di chiunque altro, ha motivo di odiarlo…
Bellissimo, manipolatore e pericoloso, il suo nuovo padrone, il principe Laurent di Vere, rappresenta tutto il peggio della corte di quel paese. Ma all’interno di quella letale ragnatela politica niente è come sembra, e quando Damen si trova, suo malgrado, invischiato nelle macchinazioni per il raggiungimento del potere, è costretto a collaborare con Laurent per sopravvivere e salvare la sua casa.
Per il giovane condottiero, a quel punto, vige una sola regola: non rivelare mai, in nessun caso, la propria identità, perché l’uomo da cui dipende è anche colui che, più di chiunque altro, ha motivo di odiarlo…
Un fantasy storico che parla di uomini e di sesso? Non fatevi
assolutamente ingannare dalle premesse: Il principe prigioniero di C.S. Pacat è
un libro che mi ha assolutamente sorpreso. Ero la prima a dubitare a causa
delle premesse: non avevo letto molto del genere M/M, e devo dire anzi non
essere proprio una fan di storie con scene esplicite. Tuttavia conosco la
storia: so che nei tempi antichi, dalla Grecia alla Roma Imperiale la morale
era molto diversa, talvolta più pudica, ma, in certi casi, molto più esplicita,
soprattutto per quanto riguarda le relazioni tra uomini. Non a caso ne Il
prigioniero ho respirato l'aria dell'antichità classica, mescolata a quel tocco
fantasy che ha reso l'ambientazione uno dei punti forti dell'intera serie.
Volete indovinare qual è l'altro pregio della saga?
I personaggi. Mi sono affezionata fin dalle prime righe a Damen e
Laurent, i due protagonisti, il primo erede al trono cacciato dal fratello
usurpatore e venduto come schiavo a un regno rivale, il secondo principe
apparentemente insopportabile e senza morale. In realtà, non so perché, ho
tifato fin dalle prime pagine per loro due come coppia ma al di là dei miei
vaneggiamenti da lettrice fin troppo coinvolta, devo dire che l'autrice è
riuscita comunque a dare loro una buona caratterizzazione. Ciò si nota
soprattutto nel personaggio di Damen, costretto ad adattarsi alla sua nuova
condizione di schiavo in un paese in cui verrebbe subito ucciso se venisse
scoperta la sua vera identità.
Anche i personaggi secondari, dai prediletti di corte allo zio di
Laurent, attirano l'attenzione del lettori, per la loro ambiguità e i loro
misteri: molti che a prima vista sembravano innocui col passare dei capitoli
rivelano la propria vera natura, ma, per lo stesso motivo è anche possibile
affezionarsi a individui totalmente inaspettati .
Lo stile dell'autrice è stato quel qualcosa in più che ha contribuito a
rendere questo romanzo una piccola perla. La scrittura della Pacat è infatti
fortemente visiva: durante la lettura potevo "vedere" il palazzo
aristocratico, le città storiche, l'abbigliamento prezioso e vistoso dei
prediletti di corte. Il tutto, incredibilmente, senza abusare di troppi aggettivi
o rendere pesante e artificiosa la narrazione. Il romanzo è narrato in terza
persona e questo da al lettore un senso di distacco che rende la storia ancora
più lontana nel tempo e, in certo senso, le permette di assumere un che di
leggenda, tramandata nel tempo. L'unico difetto del romanzo?
È troppo, troppo corto! Sul serio, non raggiunge nemmeno duecento
pagine e si interrompe proprio sul più bello. Non che una lunghezza ridotta sia
di per sé un difetto, ho letto romanzi brevi molto più completi di tomi di
seicento pagine, ma in questo caso più leggi e più vorresti andare avanti.
Per questo motivo attendo con ansia la pubblicazione in italiano dei
seguiti, il primo dei quali dovrebbe essere previsto per la primavera 2018.
In conclusione la mia valutazione è di quattro stelline e mezzo. Il
principe prigioniero è stato una piacevole e inaspettata sorpresa, che
consiglio non solo agli amanti del fantasy storico, ma a tutti coloro che
vogliono provare un nuovo genere e magari andare oltre i propri pregiudizi. Un
complimento particolare va alla casa editrice che ha avuto occhio per portare
in Italia una serie che già all'estero aveva conquistato una schiera notevole
di ammiratori.
Non è il mio genere di lettura ma grazie per la recenzione.
RispondiEliminaBuon Anno Veronica
Grazie. Anche io comunque credevo non fosse il mio genere e invece... ho cambiato idea
Elimina