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venerdì 14 aprile 2017

Recensione: La ragazza del dipinto - Ellen Umansky

Ciao a tutti! Pasqua si avvicina, voi cosa farete? Io molto probabilmente andrò da mia nonna, e poi la passerò in totale relax! Se cercate consigli di lettura, questo è un romanzo un po' particolare: diverso dai soliti generi che leggo, la Ragazza del dipinto non mi ha convinto fino in fondo, ma non mi ha nemmeno lasciata indifferente!

TITOLO: La Ragazza del Dipinto
AUTORE: Ellen Umansky
COLLANA: Newton Comtpon 3.0
PREZZO (CARTACEO): 9,90
PREZZO (EBOOK): 4,99
TRAMA: «Magnificamente narrato. E con un finale da togliere il fiato. Un esordio perfetto.»
Vienna, 1939. Mentre lo spettro della guerra terrorizza l’Europa, i genitori di Rose Zimmer cercano disperatamente un modo per lasciare l’Austria. Non riuscendoci, decidono di salvare almeno la loro giovane figlia. Rose viene così affidata a degli sconosciuti e portata in Inghilterra. Sei anni più tardi, quando la guerra è finalmente terminata, Rose tenta di ricostruire la propria vita devastata: si mette quindi alla ricerca di un quadro di Soutine, appartenuto alla madre, e al quale la donna era legatissima. Dopo essersi trasferita a Los Angeles e aver trascorso lì la propria vita, Rose si imbatterà nuovamente nelle tracce di quel dipinto, diventato per lei quasi un’ossessione, e in Lizzie Goldstein, che ne è entrata in possesso dopo di lei. Tra Lizzie e Rose nasce un’amicizia inaspettata, destinata però a interrompersi bruscamente quando le due donne si troveranno di fronte a una verità dolorosa: un segreto che ha a che fare con il quadro di Soutine e che è rimasto nascosto per tanti anni… Una prosa cristallina per una storia che parla di nostalgia, dolore, perdita e perdono.
Tra passato e presente sulle tracce di un quadro che unisce i destini di due famiglie



La Ragazza del dipinto rientra nella categoria dei libri difficili da giudicare, un romanzo che non è né bianco né nero, una lettura che non mi ha totalmente conquistata ma che, col senno di poi, nemmeno mi è dispiaciuta. Tutto parte da una copertina molto bella, e da un titolo fuorviante: si chiama La ragazza del dipinto ma il quadro in questione, un'opera fittizia di Chaïm Soutine, ritrae un uomo, un fattorino precisamente, e questa tela, protagonista di varie vicissitudini a cavallo del Novecento, finirà per unire le vite di due donne, Rose, sopravvissuta alla seconda guerra mondiale, e Lizzie, giovane avvocatessa americana che ha appena perso il padre.
A mio avviso la storia, più che sulle vicende, mette l'accento sulle due protagoniste, due donne gli antipodi: Rose, forte, temprata, dal carattere un po' chiuso, un po' burbero e Lizzie, figlia di papà, avvocatessa ma smarrita, in attesa di trovare se stessa. Qui si notano le qualità dell'autrice, che ha saputo creare due personaggi vivi, palpabili, forse non le solite protagoniste che attirano le simpatie del lettore fin dalla prima pagina, ottimiste e sempre col sorriso sulle labbra, ma due donne vere, che non sempre risultano gradevoli (anzi talvolta le ho trovate insopportabili) ma con una personalità davvero sfaccettata. Per questo motivo, accanto a loro i personaggi secondari appaiono appena abbozzati, quasi sbiaditi: molto probabilmente l'autrice ha preferito concentrarsi su Rose e Lizzie, lasciando che coloro che le circondano risultino delle comparse, descritte solo superficialmente. Il lungo arco di tempo coperto dalla storia, inoltre, non aiuta: infatti conosciamo Rose alla fine degli anni '30 e la seguiamo fino agli anni 2000, molti degli eventi della sua vita e delle persone che ha conosciuto sono descritte in poche righe, e diversi altri punti vengono lasciati un po' in sospeso. Capisco che, ai fini della trama principale, molti dettagli siano superflui, ma questi continui salti temporali mi hanno lasciata leggermente confusa. I capitoli dedicati a Lizzie, concentrandosi solo in due anni, dal 2006 al 2008, soffrono meno di questo problema, ma anche qui l'autrice ha concluso diverse vicende che riguardano la ragazza in maniera a dir poco frettolosa. Persino l'intera faccenda del Fattorino non mi ha convinto pienamente, in quanto a mio avviso, sfruttata male: la scomparsa del quadro è il collante fra le due storie, è vero, ma non le lega mai veramente; rimane più che altro un punto interrogativo sullo sfondo, pronto ad essere tirato fuori nei momenti di calo narrativo. Non c'è mistero, non c'è tensione che possa appassionare il lettore: la storia del quadro è solo un riempitivo tra una crisi di Rose e una di Lizzie.
Quadro di Soutine, simile al fattorino del romanzo
Sullo stile invece non ho niente da dire. All'inizio ho fatto un po' fatica ad abituarmi ai lunghi periodi in terza persona, ma alla fine devo dire che questa scelta narrativa si è rivelata la migliore, perché meglio è riuscita ad esprimere l'atmosfera della storia.
Una nota positiva va alle ricerche dell'autrice: spesso nei corsi di scrittura viene detto "scrivi di ciò che sai" e "informati di ciò che scrivi", ma, all'atto pratico, non sono molti gli autori che lo fanno. Come scrive in una nota, invece, Ellen Umanksy ha approfondito i vari aspetti dell'opera che ha scritto, dalle caratteristiche della pittura di Soutine, che vengono condensate nel ritratto fittizio del Fattorino, fino alla storia dei Kindertransport, i treni che trasportavano in Inghilterra i piccoli ebrei dai paesi occupati dai nazisti. L'autrice ha saputo inserire questi argomenti al meglio nel suo romanzo, con estrema naturalezza, senza eccedere nei dettagli, in quanto non si tratta certo di un'opera di saggistica, ma rendendo le vicende narrate più credibili.

In conclusione la mia valutazione è di tre stelline con un più. La ragazza del dipinto è stata una lettura diversa dalle solite, non certo perfetta, ma che, nel complesso, mi ha lasciato un'impressione positiva. Avrei preferito un'impostazione diversa, con più pathos? Forse, ma ciò non toglie che Ellen Umansky sia un'autrice interessante, da tenere d'occhio.

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