Dopo 5 giorni, di cui tre aperti al pubblico si è chiusa la 75esima edizione della Buchmesse di Francoforte, la fiera del libro più grande al mondo (o almeno così dicono nella pagina di presentazione).
- Mi è piaciuta? Tutto sommato, sì.
- Mi aspettavo qualcosa di diverso? Di nuovo, sì.
- La ripeterei il prossimo anno? Non lo so.
Cercherò di raccontarvi la mia esperienza in ogni dettaglio, partendo fin dall'inizio, ovvero dall'acquisto del biglietto.
In generale, secondo me, per una fiera del genere, i costi sono onesti, considerata la dimensione dell'evento e il fatto che si tenga in Germania. L'ingresso il sabato e la domenica (giornata intera) costava 28€, il venerdì pomeriggio 22€ e il ridotto (che includeva anche gli universitari) 16€. L'abbonamento a tutti e tre i giorni di fiera veniva venduto a 52€ e consentiva l'accesso al complesso fieristico una sola volta al giorno (rendendo dunque impossibile uscire e rientrare liberamente alla fiera).
Il costo del biglietto è dunque più alto del Salone del Libro (a cui non sono mai stata quindi non posso fare paragoni), ma meno del Lucca Comics (di nuovo, mai stata, no paragoni).
Era necessario acquistare i biglietti online, in quanto non era più possibile comprarli in loco (come negli anni precedenti) e il numero di accessi era limitato: alla fine l'unico giorno andato sold out è stato sabato (i biglietti sono stati esauriti circa tre giorni prima dell'inizio della fiera).
La Buchmesse è enorme. Non credo scorderò facilmente l'effetto wow una volta entrata nella prima area espositiva, semplicemente enorme (alcuni padiglioni superano gli 8000 m² per piano) con una quantità di libri e di colori impressionante.
Il complesso fieristico è formato da diversi padiglioni:
- Nel padiglione 1 era presente un intero piano adibito ad area New Adult con stand dedicati al genere e aree per firmacopie e presentazioni a tema.
- I padiglioni 3, 4, 5 e 6 avevano (almeno) due piani l'uno entrambi occupati da stand di editori di vario genere. Tenete conto che il 60% degli stand presenti era di editori tedeschi, il 20% inglese e il 20% in varie lingue, fra cui l'italiano.
- La piazza principale era composta da un palco dove avvenivano presentazioni, un auditorium al coperto, cinque stand per i firmacopie ad accesso libero e varie bancarelle che vendevano cibo e bevande.
- In fiera era permesso portarsi acqua e cibo da casa e, forse per questo motivo, i prezzi di bar e ristoranti (la fiera contava oltre cinque ristoranti diversi, oltre a una decina di bar e altrettante bancarelle!) erano sì alti, ma non così tanto inflazionati (come invece ho osservato in altre fiere in Italia)
- Era presente inoltre un padiglione aggiuntivo (Italian pavillion) il cui piano terra era dedicato a eventi organizzati dalla tv tedesca e il piano superiore adibito a mostra e sala eventi per il paese ospite d'onore (che quest'anno era proprio l'Italia, motivo per cui sono voluta andare alla Buchmesse).
Insomma, lo spazio non mancava: mi ci è voluto praticamente un giorno intero per girarla tutta (il mio smartwatch alla fine ha sentenziato: 24000 passi, ovvero quasi 17 km per visitarla).
Per quanto mi riguarda, la parte espositiva si è rivelata piuttosto deludente. Avevo messo in conto che non parlando tedesco, non sarei stata interessata alla maggior parte degli espositori, ma non avevo tenuto conto, invece, di un altro aspetto fondamentale: la Buchmesse è prima di tutto un evento dedicato a professionisti del settore. Il che significa che sono pochi, pochissimi gli stand orientati al visitatore comune.
E se questo secondo me è accettabile per gli editori più piccoli, non capisco come Penguin, Bloomsbury o Simon & Schuster (solo per citare alcuni gruppi mondiali che non hanno certo problemi di budget) abbiano presentato sabato e domenica stand semivuoti.Per quanto riguarda invece i firmacopie e meet&greet con gli autori occorre fare una distinzione:
- Gli eventi a numero chiuso, a cui si accedeva solo con un pass gratuito acquistabile prima della fiera, si sono svolti senza particolari intoppi. In realtà, l'intoppo per quel tipo di eventi consisteva nell'acquistare il biglietto stesso, un'impresa quasi impossibile. Infatti, l'accesso ai firmacopie di Julia Quinn, Mona Kasten e altre autrici famose è andato esaurito in meno di un secondo (al punto che a volte Eventbrite non è nemmeno riuscito a farmi selezionare il biglietto in vendita) mentre in altri casi, come per il biglietto per Adalyn Grace acquistato da Chest of Fandoms, mi ci sono voluti quasi dieci minuti per concludere la vendita a causa dei continui crash del sito dovuti al grande numero di accessi. Alla fine, personalmente mi è andata di lusso: sono riuscita a partecipare ai firmacopie di Julia Quinn, Lena Kiefer e Adalyn Grace (ero interessata anche a Mona Kasten, andata sold out prima che potessi anche solo selezionare il biglietto, ma alla fine non mi è importato più di tanto perché sarebbe stato allo stesso orario della Quinn) e, in tutti gli eventi, sono riuscita a incontrare l'autrice, e ho avuto il tempo di scambiare due parole (con la Kiefer anche in tedesco!) e fare foto.
- Gli eventi ad accesso libero, invece, avrebbero potuto essere organizzati molto meglio. Il primo giorno sono stata in fila 40 minuti da Lauren Roberts, prima di essere allontanata alla fine del firmacopie perché non c'era tempo dato che avrebbe dovuto iniziare a firmare l'autrice successiva (alla fine, non sono più riuscita a incontrare la Roberts ed è di fatto l'unica autrice tra quelle che mi interessavano che ho mancato alla Buchmesse).
Le informazioni sulle disposizioni delle file non erano chiare (in quanto spesso a uno stand c'erano due file: una per l'autore in corso, e una per l'autore dello slot successivo) e solo l'ultimo giorno l'organizzazione ha pensato di appendere dei cartelli con il nome dell'autore per chiarire chi fosse in fila per cosa. Esistevano inoltre degli addetti con una pettorina gialla "end of the line" ma li ho visti solo la domenica e in file già in esaurimento. Secondo me gli accessi avrebbero dovuto essere limitati subito, appena le file raggiungono dimensioni tali per cui è evidente che non è possibile smaltirle nelle finestre temporali previste dall'organizzazione. La gente sarebbe stata comunque scocciata ma almeno non avrebbe perso due ore in fila per nulla. In questo tipo di firmacopie ho incontrato Bianca Iosivoni (autrice tedesca i cui romanzi sono tradotti in italiano da Giunti e Tre60) e Chloe Gong, ma per entrambe ho dovuto presentarmi in fila con molto anticipo (e complessivamente ho fatto un'ora/un'ora e mezza di attesa, il triplo rispetto alle attese per gli eventi a numero chiuso). In generale, se volete partecipare a un Meet the Author, presentatevi in coda almeno un'ora/un'ora e mezzo prima dell'orario indicato (per autori molto popolari, due ore prima sarebbe meglio): in questo modo avrete almeno la certezza di poter incontrare l'autore.- Anche le presentazioni, specialmente quelle al padiglione Italia, avrebbero potuto essere organizzate meglio. Non che gli eventi presentassero dei problemi in sé, tutti quelli a cui ho assistito si sono svolti senza intoppi, ma l'organizzazione non aveva previsto né firmacopie né meet&greet con gli autori italiani, nemmeno quelli più famosi (ad eccezione di Erin Doom). Che l'organizzazione fosse spaesata perché un gruppetto di dieci persone ha chiesto a Felicia Kingsley (autrice più venduta in Italia nel 2023, secondo il poster gigante nell'area espositiva dell'Italia) di firmare i suoi libri è quantomeno sorprendente (che poi, quando mi capiterà di poter parlare tranquillamente con Felicia dopo un evento senza essere sommersa da una bolgia umana?). E lo stesso vale anche per Stefania Auci, autrice de I leoni di Sicilia: sono arrivata dieci minuti dopo la fine del suo evento e lei era svanita nel nulla. All'ingresso del padiglione Italia era inoltre presente un angolo libreria con un banchetto per firmacopie: perché non l'hanno fatto usare a nessuno dopo le presentazioni?
Spero che gli autori dei paesi ospiti dei prossimi anni vengano trattati meglio.
Piccola chicca a parte: Roberto Saviano, invitato a Francoforte dal suo editore tedesco, è stato relegato a una presentazione allo stand del suddetto, un cubicolo di pochi metri quadrati assolutamente inadatto alla quantità di gente che assisteva (e con un'acustica disastrosa). Non a caso, me ne sono andata dopo 5 minuti dall'inizio dell'incontro, dato che non vedevo niente e capivo una parola ogni tre.
Alla fine, considerato che era ospite d'onore, mi sarei aspettata più spazio per l'Italia, soprattutto in termini di espositori (presenti al padiglione 5, e non in quello dell'Italia, e in un numero pari a quelli di Spagna e Francia).
Nonostante tutto, in generale la fiera mi è comunque piaciuta: grazie al numero chiuso di accessi si girava tranquillamente fra gli stand, anche nella giornata di sabato, e un aspetto che ho apprezzato tantissimo è come non abbia mai trovato file ai tornelli di accesso (argomento su cui invece ho letto tante lamentele per Torino).
Per il prossimo anno, non so se tornerò. Di sicuro ci saranno meno ospiti italiani, considerato che il paese ospite del 2025 sono le Filiippine (di cui conosco pochissimi autori). Tuttavia, la Buchmesse ha un suo fascino e chiunque ami i libri dovrebbe visitarla una volta nella vita!
Ps: per alcuni autori molto conosciuti (Stephanie Garber, Matt Haig e Julia Quinn tra gli altri) sono stati organizzati anche firmacopie e presentazioni nelle librerie della città. Per partecipare a questo tipo di eventi non era necessario il biglietto della fiera, ma era sufficiente un pass (o un biglietto, nel caso di Haig, unico evento a pagamento) acquistabile su Eventbrite. Se avete intenzione di passare per Francoforte nel periodo della Buchmesse, vi consiglio di seguire Hugendubel (catena di librerie tedesche) su Eventbrite e Thalia (altra catena di librerie) sui social: questi eventi sono poco pubblicizzati ed è molto più semplice reperire l'accesso rispetto ai firmacopie a numero chiuso in fiera. Io Stephanie Garber l'ho incontrata in questo modo dopo circa un'ora di coda ed è stato un bene considerato che la sua coda al Meet the Author alla Buchmesse è stata la più lunga di tutta la manifestazione
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