Penultima recensione in preparazione della Buchmesse (oggi infatti parto alla volta di Francoforte): era da tanto che I leoni di Sicilia giaceva nel mio scaffale della vergogna e finalmente è arrivata la sua occasione. Un giudizio a caldo? PERCHÉ NON L'HO LETTO PRIMA!!!
I leoni di Sicilia è stato un caso editoriale sui generis: è incredibile infatti pensare come un romanzo storico, dedicato a all'ascesa di una delle più importanti famiglie siciliane del XIX e XX secolo, i Florio, sia stato tra i libri più venduti in Italia degli ultimi anni, al punto che ne è stata tratta una serie tv disponibile su Disney+.
Lasciatemi dire che I leoni di Sicilia si merita tutto il successo ottenuto.
Ho il romanzo dall'anno della sua pubblicazione (ho la fortuna di incontrare l'autrice quando ancora vivevo in Italia) ma l'ho tenuto per lungo tempo a prendere polvere sullo scaffale. Meno male che l'ho recuperato, perché a mio avviso ne è valsa la pena.
Devo dire che i Leoni di Sicilia è un romanzo storico dalla struttura originale. Ogni capitolo, infatti, si apre con un detto siciliano, e poi procede con un quadro della situazione storica di quegli anni, non solo limitata alla Sicilia, ma allargata anche all'Italia e all'Europa. Si tratta di una scelta che non mi aspettavo e che ho apprezzato parecchio: in pratica leggendo questo romanzo ho fatto anche un ripasso della storia dell'Ottocento e senza nemmeno annoiarmi!
Dopo questo gradito recap storico, la storia procede raccontando le vicende dei Florio, dai capostipiti, Paolo e Ignazio, che alla fine del XVIII secolo, in seguito a un terremoto che distrugge le loro proprietà, lasciano il paesino di Bagnara Calabra per stabilirsi a Palermo, dove prendono in gestione un'aromateria, ossia un negozio che vende spezie.
All'inizio l'attività non sembra decollare, ma con gli anni i Florio iniziano ad affermarsi in città, e ad ampliare i loro traffici. Dalle spezie, alle spedizioni, al pesce, a beni di ogni genere, la famiglia inizia ad affermarsi nella Palermo che conta, e ad estendere il proprio capitale.
Protagonista di questa ascesa sarà Vincenzo, figlio di Paolo, ma cresciuto da Ignazio, che dotato di un grande istinto per gli affari e di una morale senza scrupoli trasformerà la famiglia Florio in una delle più ricche della Sicilia.
È incredibile come il romanzo ti porti ad affezionarti ai membri della famiglia, nonostante nessuno di loro possa essere descritto come un personaggio completamente positivo. Da Ignazio e Paolo, passando per Vincenzo, fino al di lui figlio Ignazio i Leoni di Sicilia racconta tre generazioni di Florio e si chiude nel punto più alto della loro parabola. Tuttavia, I leoni di Sicilia non parla solo degli uomini Florio: molto spazio viene infatti dedicato alle donne della famiglia, da Giuseppina, moglie di Paolo ma innamorata di Ignazio, che non ha mai amato Palermo e ha sempre voluto tornare in Calabria, a Giulia, milanese di nascita, divenuta prima amante di Vincenzo, e poi sua moglie in seguito alla nascita dell'unico figlio maschio della coppia.
La scrittura della Auci mi è piaciuta molto. È contemporanea, senza mai risultare fuori posto, o sembrare troppo artificiosa, come invece accade in molti romanzi di questo genere. Inoltre, anche se so che la mia opinione non sarà popolare, ho apprezzato il fatto che abbia ridotto l'uso del dialetto siciliano a pochi dialoghi sparsi qua e là (niente contro l'uso del dialetto in sé, ma faccio molta fatica a leggere i libri che ne fanno largo uso, come ad esempio quelli del Commissario Montalbano).
La mia valutazione è dunque di quattro stelle e mezzo. I leoni di Sicilia è uno dei romanzi che meglio mescola intrattenimento e qualità degli ultimi anni, e mi è piaciuto moltissimo, più di quanto mi aspettassi. Non è tra i miei preferiti di sempre, ma rientra di sicuro fra le letture migliori dell'anno. Ho tuttavia timore nel leggere il secondo libro della dilogia: L'inverno dei leoni, infatti, si concentra sulla caduta di casa Florio, e non sono pronta a vedere i protagonisti perdere tutto quello che i loro avi hanno costruito.
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