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lunedì 17 luglio 2017

Review Party: Questo canto selvaggio - Victoria Schwab

Ciao a tutti! Era da molto tempo che desideravo leggere qualcosa di V.E. alias Victoria Schwab (che per tutta la recensione ho chiamato Schweab: dovrei aver corretto tutto, ma se c'è qualche refuso perdonatemi), ma mi tratteneva l'inglese un po' complicato usato da questa autrice. Fortunatamente la Giunti ha tradotto il suo ultimo lavoro, il primo libro della duologia Monsters of Verity.
Mi sarà piaciuto? SPOILER: si!


TITOLO: Questo canto selvaggio
AUTORE: Victoria Schwab
COLLANA: Giunti Waves
PREZZO (CARTACEO): 18,00€
PREZZO (EBOOK): 9,99€
TRAMA: Per anni Verity City è stata teatro di crimini e attentati, finché ogni episodio di violenza ha cominciato a generare mostri, creature d'ombra appartenenti a tre stirpi: i Corsai e i Malchai, avidi di carne e sangue umani, e i Sunai, più potenti, che come implacabili angeli vendicatori con il loro canto seducente catturano e divorano l'anima di chi si sia macchiato di gravi crimini. Ora la città è attraversata da un muro che separa due mondi inconciliabili e difende una fragile tregua: al Nord lo spietato Callum Harker offre ai ricchi protezione in cambio di denaro, mentre al Sud Henry Flynn, che ha perso la famiglia nella guerra civile, si è messo a capo di un corpo di volontari pronti a dare la vita pur di difendere i concittadini e ha accolto come figli tre Sunai. In caso di guerra la leva più efficace per trattare con Harker sarebbe la figlia. Così August, il più giovane Sunai, si iscrive in incognito alla stessa accademia di Kate per tenerla sotto controllo. Ma lei, irrequieta, implacabile e decisa a tutto pur di dimostrare al padre di essere sua degna erede, non è un'ingenua...


C'è una nuova aggiunta alla schiera di fan di Victoria Schwab: me.
Non sapevo cosa aspettarmi da Questo canto selvaggio, ma posso solo dire che non mi aspettavo quello che ho letto e che, in realtà, la mia esperienza di lettura è stata anche meglio di quanto pensassi. Non riesco a criticare nemmeno un parametro di quelli che normalmente attirano la mia attenzione: world building, personaggi, storia, stile...
Tutto questo è riuscito a convincermi e a sorprendermi.
E potrei chiudere qui la mia recensione.
In realtà forse è meglio che approfondisca il perché vi consigli questo romanzo.
In un futuro si spera il più lontano possibile, gli Stati Uniti, come spesso accade nelle storie del genere horror-fantastico-catastrofico, non esistono più sostituiti in questo caso da un gruppo di paesi, tra i quali Verity, dove la storia è ambientata, affetti da un'invasione di mostri.
Detta in questa modo, sembrerebbe la premessa di un horror di serie Z, ma l'autrice riesce comunque a creare un world building incredibilmente realistico e drammatico, nonostante la presenza dell'elemento fantastico. Lo stesso elemento fantastico, tra l'altro, viene trattato con estrema cura e originalità: i mostri hanno nomi, razze e origini differenti, richiamati da un canzoncina, una filastrocca che ricorda le leggende popolari intrise di magie e mistero, che funge quasi da tema portante del romanzo. Sì, perché, già dal titolo, la musica svolge un ruolo fondamentale all'interno della storia, simboleggiato dal violino che August, protagonista maschile, mostro che desidera sentirsi umano, porta sempre con sé. Kate, al contrario, è un'umana che, cerca quasi di essere mostro: dotata di un carattere molto forte, ma anche di uno spiccato lato sensibile, vuole dimostrare al padre, un certo Harker, un uomo di potere che ho presto imparato ad odiare, di essere alla sua altezza, reprimendo quella che forse è la parte migliore di sé e cercando di riuscire finalmente a colpirlo.
I due protagonisti sono molto ben caratterizzati, sia per quanto riguarda la loro personalità, che è approfondita quasi si trattasse di veri individui, che le interazioni fra loro e gli altri personaggi. Cosa voglio dire? Semplicemente, ho adorato la splendida amicizia che si viene a creare fra Kate e August, descritta in maniera molto realistica e naturale e senza nessun accenno a un possibile amore istantaneo che mi avrebbe dato solamente fastidio.
Ciò non vuol dire che non fossi coinvolta nella lettura, anzi, ho tifato per loro ogni singolo momento, ma che Victoria Schwab ha consapevolezza della storia che ha creato e di dove vuole farla arrivare, e per questo non affetta i tempi della narrazione.
Anche i personaggi secondari sono incisivi, nonostante compaiano in poche scene: tutti hanno un proprio carattere, magari solo abbozzato, ma nessuno ricade negli stereotipi del genere. E un altro applauso va alla grande capacità di questa autrice!
Anche il suo stile, infatti, mi ha convinto. A più riprese avevo letto le lodi di altri lettori alla scrittura della Schwab ma, nonostante mi fossi procurata un suo romanzo in lingua ancora un anno fa, il celebre, almeno fra gli utenti di Goodreads' "A darker shade of magic", non ho mai avuto l'occasione di leggerlo, forse a causa della complessità dell'inglese usato. Fortunatamente, un suo romanzo è riuscito ad essere tradotto in Italia e non posso fare altro che confermare la tanto lodata l'abilità dell'autrice, nonostante non l'abbia letta in lingua originale. La Schwab infatti riesce ad alternare un modo di scrivere estremamente scorrevole ed avvincente, con una certa poetica di fondo, che rende le atmosfere particolari e quasi magiche.
Il finale ovviamente è aperto, dato che il romanzo fa parte di una serie, ma comunque la sua conclusione ha un che di  poetico, fotografico, che mi è rimasto stampato nella memoria come un'istantanea che permane anche dopo la fine della lettura.
Concludendo, la mia valutazione è di quattro stelline con un più. Questo canto selvaggio è un horror distopico, o un urban fantasy molto originale, che mi ha colpito per molte cose, da quelle macroscopiche, come un'ottima coppia di protagonisti, ai minimi dettagli. Non si tratta di un romanzo autoconclusivo ma della parte di una duologia, già conclusa in America: spero che la Giunti porti al più presto anche l'ultimo libro in Italia.
Io sicuramente lo leggerò. 

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