AUTORE: Fabrizio Matteucci
COLLANA: Gialloitalia Newton Compton
PREZZO (CARTACEO): 9,90 €
PREZZO (EBOOK): 3,99€
TRAMA: È un inverno molto freddo e nevoso a Valdiluce. L’ispettore Santoni si trova a dover indagare su un evento accaduto una quindicina di anni prima e che all’epoca sconvolse la cittadina. La drammatica vicenda costringe l’ispettore, assistito dal fedele Kristal Beretta, a recuperare notizie su come avvennero i fatti, ma anche a ripercorrere la sua storia privata, dato che all’epoca era un adolescente innamorato proprio della bellissima Clara Meynet, la ragazza al centro del crimine. La giovane è scomparsa in circostanze mai chiarite, e non è stata più ritrovata. Durante le indagini, nonostante una certa ritrosia degli abitanti a collaborare, una serie di coincidenze riportano alla luce elementi che convincono l’ispettore ad avventurarsi nelle viscere del monte Sassone, luogo ameno e minaccioso dimenticato da decenni, attraverso un dedalo di tunnel, gallerie e cunicoli che nascondono spaventosi misteri. La selvaggia e potente natura dei luoghi, protettrice di un macabro segreto, testimonia che la verità è rimasta sepolta per anni sotto una fitta coltre di neve, ghiaccio e paura…
Non avevo mai
sentito parlare dei romanzi di Franco Matteucci dedicati all'ispettore Santoni,
e per questo mi sono avvicinata a Delitto con Inganno con un po' di diffidenza,
dettata forse dal fatto che si trattava del quinto di una serie, fortunatamente
composta da libri autoconclusivi.
Di primo acchito
sono rimasta colpita dell'ambientazione montana, che mi ha fatto inizialmente
pensare alla serie tv "Un passo dal cielo", che ogni tanto mi piace
guardare. In realtà, nonostante le somiglianze iniziali, Valdiluce, il paesino
in cui sono ambientate le indagini di Santoni, è una realtà sospesa tra
modernità e cartolina, con i suoi pittoreschi abitanti, i dintorni ben
descritti e, soprattutto, i suoi misteri, a partire dalla sua posizione che,
almeno in questo libro, non viene precisata, lasciandomi grande curiosità.
Per quanto riguarda
la storia, la prima parte è stata a mio avviso un po' pesante. La narrazione
del rapimento di Clara Meynet, la ragazza più bella di Valdiluce, e delle prime
indagini di Marzio Sartori, all'epoca un diciassettenne che ancora doveva
entrare in polizia risulta lenta e non troppo avvincente. Gli avvenimenti,
infatti, si dilungano per pagine e pagine senza catturare il lettore e persino
i colpi di scena non sono riusciti a rendere avvincenti questi capitoli.
Fortunatamente, la
seconda parte, ambientata quindici anni dopo, è completamente diversa...
Nonostante risulti più breve, quest'ultima parte ha un ritmo molto più veloce,
gli eventi si succedono ininterrottamente, senza capitoli morti nel mezzo,
intrigando il lettore e lasciandolo con il fiato sospeso. Molte domande trovano
risposta, anche se, in qualche caso, ho trovato queste ultime un po' tirate per
i capelli, soprattutto per quanto riguarda il colpevole.
Nonostante sia il
protagonista di una serie che conta altri quattro romanzi, è la prima volta che
leggo del commissario Marzio Santoni, e di sicuro non sarà l'ultima. Infatti,
in generale, mi è piaciuto come personaggio, con la sua indole montanara, buona
e un po' scontrosa. Anche il suo fedele assistente Kristal Beretta mi ha
colpito, e non solo per il nome bizzarro: si tratta di un personaggio simpatico
e con buone potenzialità, che in questo romanzo compare poco e che spero abbia
nel resto della serie un ruolo con maggiore importanza. Gli altri personaggi,
come spesso accade nei gialli, sono poco approfonditi e spesso rispecchiano dei
cliché; fa eccezione Clara Meynet, la ragazza rapita, che conosciamo nella
prima parte del romanzo, e che sebbene goda di maggiore caratterizzazione ho
trovo talvolta poco realistica nei suoi comportamenti.
Lo stile è ciò che
più mi ha lasciato perplessa del romanzo, non tanto per una scelta di
narratore, l'autore impiega la terza persona singolare molto comune nei libri
gialli, o per un utilizzo di frasi troppo lunghe o troppo brevi. In questo
caso, sono state le scelte lessicali dell'autore a "turbare" la mia
lettura: infatti, in molte frasi, Matteucci utilizza termini specifici, quasi
ricercati, alternandoli a parole di utilizzo comune, colloquiale, come
diminutivi affettuosi che spesso spiccano nel contesto cupo del giallo.
L'effetto finale, secondo me, risulta straniante, un po' confuso a dire il
vero, e, come una nota stonata, ha attirato moltissimo la mia attenzione, quasi
distraendomi dalla storia.
In conclusione, la
mia valutazione è di tre stelline, una media tra la prima parte che non mi ha
convinto, e la seconda che invece è riuscita a farmi appassionare alla storia.
Ciononostante il commissario Santoni mi ha incuriosita e credo che prima o poi
recupererò anche gli altri romanzi della serie, soprattutto il primo, per
leggere la prima apparizione di Valdiluce e dei suoi abitanti. In ogni caso,
ciascuna indagine di Santoni è autoconclusiva e dunque può essere letta senza
conoscere i volumi precedenti; in particolare questo romanzo esplora il passato
del protagonista e quindi può essere considerato un buon punto di partenza per
chi non volesse recuperare le quattro indagini che lo precedono.
Sarà una delle mie prossime letture, anche se sono un po' delusa per la tua recensione, la mia collaboratrice, che l'ha già letto, ne è entusiasta.
RispondiEliminaAdesso sono super curiosa.
lo vorrei leggere anche io=)complimenti
RispondiEliminati seguo e mi farebbe piacere se anche tu lo facessi =)
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